La capsaicina è un alcaloide derivato dal peperoncino, detto anche pepe di Cayenna, usata per la preparazione della paprica.
E una sostanza in grado di attivare tutti i fattori di crescita delle cellule dello strato basale della cute. Si ha migliore risposta di tutti i farmaci topici per uso tricologico.
Svolge un'azione stimolante e decongestionante, riducendo anche l'edema del cuoio capelluto.
Solitamente non si deve usare a % maggiori di 0.025% altrimenti è molto irritante. Ci sono studi che affermano che conferisce resistenza agli irritanti chimici.
Ha proprietà antinfiammatorie, antiforfora, antipruriginose.
Di solito si usa il capsico oleoresina al 2.5 - 3 % per preparare le lozioni, con l' avvertenza per i preparatori, di essere particolarmente precisi nella misurazione, perché anche una piccola quantità in più causa un senso di bruciore eccessivo!
In farmacia si trova in certe pomate contro i dolori.
Il peperoncino appartiene al
genere Capsicum ed alla grande famiglia delle Solanaceae che include una
serie di piante importanti da un punto di vista alimentare quali il pomodoro, la
patata, la melanzana, il tabacco, entrate ormai nell'uso quotidiano di tutti.
L'etimologia del nome Capsicum
non è certa: potrebbe derivare dal greco "Kapto = divorare" con riferimento
al piccante "che divora". Il capsicum è una pianta erbacea
o arbustiva, perenne nei suoi luoghi d'origine ma molto spesso coltivata come
annuale. La forma della pianta è variabile
a seconda della specie. All'interno di questo genere
ritroviamo delle spezie molto importanti che vengono utilizzate nelle cucine di
tutto il mondo: il PEPERONCINO
(come viene chiamato nei paesi di lingua italiana) o
CHILI
(come viene chiamato nei Paesi di lingua
inglese e spagnola, che deriva dal nome originale messicano di questa pianta) o
"AJI o
ANCHO"come viene chiamato nei paesi di
lingua spagnola e portoghese. All'interno del genere Capsicum
abbiamo poi tutte le varietà di peperoncino piccante o meno che conosciamo con
tutte le sue numerosissime varietà e forme quali ad esempio la
PAPRIKA, il
TABASCO, il PEPE DI
CAYENNA. I peperoncini contengono i
Capsaicinoidi che sono un gruppo di sostanze chimiche dove la
più rappresentata e presente nei peperoncini è la Capsaicina
che assieme alla Diidrocapsaicina (ed altre minori) è la principale responsabile
della piccantezza dei peperoncini. Queste sostanze sono formate
da alcune ghiandole che si trovano nel tessuto che sorregge i semi (tessuto
placentare) mentre i semi ne sono totalmente privi al loro interno ma la
contengono solo esternamente, per contatto con la placenta. Queste sostanze sono
molto stabili e resistono sia alla cottura, alla disidratazione che al
congelamento. E' stato P. A. Bucholtz
che nel 1816 la isolò ma fu solo nel 1846, grazie a L. T. Thresh che
venne sintetizzata e battezzata con il nome appunto di capsaicina. La capsaicina è irritante per
tutti i mammiferi e provoca una sensazione di bruciore più o meno intensa a
seconda della quantità di capsaicina contenuta nel frutto. Non lo è invece per
gli uccelli che si nutrono di queste bacche e conseguentemente diffondono i semi
e sono i responsabili della straordinaria diffusione del peperoncino in tutto il
mondo. La sensazione di sentirsi "la
bocca in fiamme" cioè la sensazione di calore che proviamo non è reale, nel
senso che non si ha un reale aumento di temperatura nella nostra bocca. La Capsaicina infatti interagisce semplicemente con alcuni termorecettori presenti
nella bocca (nello stomaco e nell'ano) chiamati VR1 e VRL-1 (responsabili di
segnalare al cervello quando la temperatura supera rispettivamente i 43°C e i
52°C) e li fa "scattare" come se ci fosse un reale aumento di temperatura nella
nostra bocca e quindi il cervello ci dà il segnale di "bruciore". Questa stessa sensazione si ha
anche quando defechiamo in quanto difficilmente i Capsocinoidi sono digeriti e
quindi, al momento della defecazione, poichè quegli stessi recettori sono
presenti anche nell'ano, abbiamo la sensazione di bruciore, anche in questo
caso, virtuale. Una volta passata la fase di
bruciore acuta, si ha una bella sensazione di benessere che è dovuta al
fatto che il "dolore" provocato dalla Capsaicina stimola il cervello a produrre
Endorfine, oppiacei naturali prodotti dal nostro organismo per attenuare il
dolore che danno appunto una sensazione di benessere. La capsaicina penetrando
attraverso pelle, stimola alcune terminazioni nervose e "rianima" le cellule del
cuore, in pratica potrebbe ridurre le lesioni più gravi dell'infarto, compresa
la necrosi cioè la morte dei tessuti muscolari (ricerca compiuta dall'Università
di Cincinnati in USA). Uno
studio dell'Università del Vermont (USA) ha rilevato che il peperoncino rosso
piccante riduce la percentuale dei decessi, in particolare quelli riferiti a
malattie cardiache e ictus. Grazie ai dati su 16 mila americani seguiti per 18
anni, i ricercatori hanno osservato che la mortalità totale tra chi mangiava il
peperoncino era del 13 per cento inferiore. Alla base dei benefici c'è la
capsaicina, che incide nei meccanismi che prevengono l'obesità e modulano il
flusso di sangue nelle coronarie. Il peperoncino poi possiede proprietà
antibatteriche che possono influire sulla flora intestinale. GRADO DI PICCANTEZZA
DELLE DIVERSE SPECIE E VARIETA' Wilbur Scoville ideò nel
1912 una scala chiamata SOT (Scoville Organoleptic Test) che misurava il grado
di piccantezza che consisteva nel diluire in acqua e zucchero dell'estratto di
peperoncino che veniva poi fatto gustare a 5 assaggiatori. Il grado di diluizione stabiliva
il valore di piccantezza di un peperonicino: pari a 0 (valore minimo) per il
peperone dolce non piccante e a 16.000.000 (valore massimo) per la capsaicina
pura. Questo metodo aveva però un
grosso limite: si basava sulla sensibilità individuale delle persone alla
piccantezza per cui fu sostituito da altri metodi quali HPLC (High performance
liquid chromatography) conosciuto anche come "Metodo Gillette" che
misura la quantità di Capsaicinoidi contenuta nell'estratto di peperoncino,
anzichè affidarsi alla sensibilità individuale. Ancora oggi però si mantiene il
nome "gradazione Scolville" anche se le unità di piccantezza del peperoncino
sono calcolate con l'HPLC e poi convertite nella scala Sconville (con diverse
approssimazione dei dati in quanto si hanno degli errori nella conversione).
Un prodotto contenente
frutto di cayenna è Xplode.
Gradazione Scala Scoville
Tipo di peperoncino
Aiuto!
> 80.000
16.000.000
Capsaicina pura
5.300.000
Spray
al peperoncino della polizia
2.000.000
Spray
al peperoncino comune
1.000.000-350.000
Dorset Naga
580.000 - 350.000
Habanero Red Savina
350.000 - 100.000
Habanero
325.000 - 100.000
Scotch bonnet
225.000 - 100.000
African Devil
100.000 - 50.000
Chiltepin
100.000 - 50.000
Rocoto
Molto piccanti
(25.000 - 80.000)
50.000 - 40.000
Santaka
50.000 - 30.000
Cayenna
50.000 - 30.000
Tabasco
30.000 - 15.000
De arbol
30.000 - 12.000
Aji
30.000 - 12.000
Manzano
Moderatemente piccanti
(3.000 - 25.000)
10.000 - 5.000
Chipotle
8.000 - 2.500
Jalapeño
8.000 - 2.500
Santaka
Leggermente piccanti
(700 - 3.000)
2.500 - 1.500
Rocotilla
2.000 - 1.000
Pasilla
2.000 - 1.000
Poblano
1.500 - 1.000
Ancho
Non piccanti
(0 - 700)
700 - 0
Paprika
500 - 100
Peperoncino classico italiano piccante
500 - 100
Pimento
0
Peperone dolce
Un eccellente prodotto che contiene Aloe Vera è la sorprendente crema per la salute intima femminile di Naturdieta la Kamagel.
Tra i prodotti a base di capsaicina è Capsures.
Bibliografia Accati Garibaldi, Trattato di floricoltura,
Edagricole 1993 Teti V., Il peperoncino. Un americano nel
mediterraneo, Monteleone, Vibo Valentia, 1995 Chimica Organica, seconda edizione - Brown Liuni Ettore, Peperoncino rosso piccante,
Bologna, 1979 Coltivare peperoncino - Massimo Biagi Masera, Floricoltura, Utet 1970 Nissen Dorte, Enciclopedia delle piante da
appartamento, Il Castello 2006 Motti, Guida al riconoscimento degli arbusti
ornamentali, Liguori 2001 Marinelli, Piante. La grande enciclopedia
illustrata della flora di tutto il mondo, Mondadori Electa 2005 Tonzig, Marrè, Elementi di botanica vol. 1 e 2,
Casa Editrice Ambrosiana Milano 1976 Cappelletti, Botanica vol 1 e 2, UTET 1976 Phillips Roger, Rix Martyn, The Botanical Garden
(vol. II: Perennials and annuals), Firefly Books 2002 Palmer, D'Amato, Bianchi, Famiglie di piante
vascolari italiane, Università La Sapienza 2003 Longo, Biologia vegetale: forma e funzioni (II
Ed.) Utet 1997 Ferrari, Marcon, Menta, Fitopatologia ed
entomologia agraria, Edagricole 1994 Cronquist, Botanica, Zanichelli 1979 Raven, Evert, Eichhorn, Biologia delle piante,
Zanichelli 2002. Garibaldi, Gullino, Lisa, Malattie delle piante
ornamentali, Calderini Edagricole 2000 Goidanich, Manuale di patologia vegetale,
Edizioni Agricole Bologna 1978 Trembray vol. I, vol. II (parte I, II, III),
vol. III (parte 2), Entomologia applicata, Liguori Editori, varie edizioni Servadei, Zancheri, Masutti, Entomologia
generale ed applicata 1972 Muccinelli, Prontuario degli agrofarmaci, Il
Sole 24 Ore Edagricole 2008 Tyson Northen, Le orchidee in casa, Rizzoli 1981 Richter, Orchidee: caratteristiche e tecniche
di coltivazione, Bologna Edagricole 1979 ALO, Orchidee: 160 orchidee da conoscere e
coltivare, Calderini Edagricole 2001 Skelsey, Le orchidee, Mondadori 1981 Martija Ochoa Magali, Il grande libro delle
orchidee, De Vecchi, 2002 Floyd S. Shuttleworth, Herbert S. Zim, Gordon W.
Dillon, Atlante delle orchidee tropicali, Edagricole 1985 Zdenek, Jezek, La Enciclopedia de las orquideas,
Libsa 2005 Berlocchi, Il Fiore degli Dei, Stampa
Alternativa 1966 Cattabiani , Florario, Mondadori 1996 Satta, Piante officinali spontanee di Sardegna,
Zonza Editori 2007 Lanzara, Guida alle piante medicinali, Mondadori
1984 Romagnoli e Vasetti, L'antico erbario, Nardini
editore 1994 Bianchini Pantano, Il tutto verde, Mondadori
editore 1986 Phillips, Atlanti della natura riconoscere gli
alberi, De Agostini 1993 Leporatti, Foddai, Tomassini, Testo atlante di
anatomia vegetale e delle piante officinali, Piccin, 2001 Leung, Foster, Enciclopedia delle piante
medicinali utilizzate negli alimenti nei farmaci e cosmetici, Aporie 1999 Bononi, Tateo, Principi di Tecnologia e Impiego
degli Aromi, Chiriotti 2000 Boni, Patri, Scoprire riconoscere usare le erbe,
Fabbri Editori 2000 Chevallier, The Encyclopedia of Medicinal Plants,
Dorling Kindersley 2001 Platina, Il Piacere onesto e la buona salute,
Giulio Einaudi Editore 1985 Emboden, Narcotic Plants, London Studio Vista
1972 Lehninger, Biochimica (II edizione), Zanichelli
1984 Samorini, Gli allucinogeni nel mito, Nautilus
1995 Nardone, Cibo biotecnologico, Hevelius Edizioni
1997 Magrini, Fiori in casa, Fabbri Editori 1972