La pianta della liquirizia il cui nome significa "radice dolce", è una erbacea perenne rustica, cioè resistente al gelo, che può superare il metro d'altezza ed è caratterizzata da una radice verticale a cui si affiancano alcuni stoloni ad andamento quasi orizzontale.
Cresce spontanea lungo le coste dell'Europa meridionale in terreni sabbiosi, calcareo-argillosi, sempre aridi, e nelle steppe orientali.
Le radici dopo essere state estratte dal terreno nel tardo autunno del terzo anno di coltivazione, vengono sbucciate e fatte essiccare per essere messe in commercio sotto forma di bastoncini delle dimensioni di una matita o poco più. Si conservano a lungo. Dopo lunga bollitura dalle radici si ottiene un liquido scuro che è la base per produrre la liquirizia nera.
In cucina viene usata nella preparazione dei dolci, ed è ottima per addolcire le tisane.
Le radici di liquirizia, poste in infusione, costituiscono un buon rimedio per la tosse, in quanto hanno proprietà emollienti; anche il mal di gola può essere combattuto masticando un pezzo di radice. Chi ha la pressione sanguigna bassa, cioè a livelli inferiori alla norma, può trarre vantaggio dal consumo di liquirizia che tende al alzare la pressione. La liquirizia esercita infine una blanda azione lassativa.
La liquirizia è utilizzata anche
come aromatizzante nella preparazione di alcuni tipi di birra e di tabacco.
Molte piante contengono saponine steroidee dotate di marcata azione ormonale, come la Liquirizia (Glycyrrhiza glabra), che è la più conosciuta.
Viene quindi utilizzata anche per i suoi effetti sull'equilibrio ormonale : ha un effetto ormonale di tipo estrogenico.
Il principio attivo più importante della liquirizia è la glicirrizina che le conferisce un'azione antinfiammatoria e antivirale (diminuisce la densità e aumenta la fluidità del muco dei polmoni e dei bronchi). Azione da cui la moderna ricerca cerca di trarre vantaggio per nuove prospettive terapeutiche:terapia dell'ulcera, malattie reumatiche, malattie croniche del fegato, Herpes e prevenzione di gravi malattie autoimmuni.
Avvertenza: un largo consumo di liquirizia può essere causa di ipertensione.
Non fare assumere in gravidanza, allattamento, in presenza di una malattia cardiaca, con diuretici.
Tossicità : è considerata un pò pericolosa, in modo particolare se somministrata a bambini, a persone che hanno superato i 55 anni d'età e a soggetti che ne assumono dosi maggiori di quelle consigliate e per lunghi periodi di tempo.
A causa
dei suoi effetti aldosterone-simili, per i quali può causare ritenzione idrica,
aumento della pressione e perdita di potassio, la liquirizia non dovrebbe essere
assunta a dosi superiori a 3 g/die e per più di 6 settimane. Questi effetti
possono essere particolarmente gravi in soggetti che assumono digitale, con
elevata pressione sanguigna, patologie cardiache, diabete e malattie renali.
Inoltre potrebbe ridurre l’effetto di farmaci anti-ipertensivi, in particolare
ACE-inibitori, tiazidici, diuretici dell’ansa e diuretici risparmiatori di
potassio (spironolattone, triamterene, amiloride). Pazienti che assumono
digossina e liquirizia, a causa della capacità di quest’ultima di causare
ipopotassiemia, possono andare incontro a tossicità da digitale che si può
manifestare con nausea, alterazioni visive e gravi aritmie cardiache.
La liquirizia può aumentare i livelli serici di corticosteroidi ed aumentare la
possibilità di reazioni avverse. In uno studio effettuato su 6 volontari sani è
stato somministrato prednisolone con o senza 200 mg di glicirrizina, un
costituente della liquirizia. È stato dimostrato che la glicirrizina aumenta i
livelli plasmatici di prednisolone a causa di una riduzione del suo catabolismo
da parte dell’organismo. Sembra inoltre che l’acido glicirretinico possegga di
per sé effetti simil-corticosteroidi. Per le stesse ragioni, l’acido
glicirretinico deve essere somministrato con cautela nelle donne in trattamento
con contraccettivi orali, pertanto le donne che assumono contraccettivi orali
dovrebbero consultare il proprio medico nel caso in cui volessero assumere anche
liquirizia.
Bibliografia