Il biancospino è un arbusto diffuso nei nostri boschi. Appartiene alla famiglia delle Rosacee.
Come droga si impiegano spesso insieme: Flores et Folia Crataegi (Crataegi folium cumflore). In questo caso, è molto caratteristico ritrovare in mezzo alle foglie i piccoli punti bianchi dei fiori seccati. Perciò la droga del biancospino è facile da riconoscere. Per i preparati preconfezionati sono impiegati soprattutto anche i frutti immaturi. I frutti maturi di biancospino sono rosso-lucenti e molto simili a un piccolo cinorrodo di rosa.
Gli effetti del biancospino sono numerosi e di vario tipo, influiscono su molti sistemi dell'organismo che partecipano al processo di guarigione e le innumerevoli proprietà dell'aglio giustificano il suo inserimento tra i veri e propri tonici.
Il biancospino è la pianta del cuore per eccellenza.
Regola la frequenza cardiaca, migliora la circolazione coronarica e la nutrizione del muscolo cardiaco.
E' un ipotensore, un cardiotonico, un antispasmodico che ha la funzione di calmare le palpitazioni, diminuire lo stress e facilitare il sonno grazie ai flavonoidi (steroli e triterpenici ) contenuti nella pianta.
Lavora molto bene in sinergia con l'aglio.
Gli studi effettuati mostrano che l'attività principale del Biancospino si esplica a livello del sistema cardiocircolatorio con un reale miglioramento della resistenza allo sforzo.
E' stato dimostrato che tali effetti sono sicuramente legati alla presenza di procianidine oligomere e di flavonoidi quali la vitexina (e il suo ramnoside), resta ancora da dimostrare il contributo dei triterpeni pentaciclici.
Il biancospino non è un digitaloide, non contiene cioè alcuna sostanza di carattere digitalico.
Nei manuali più vecchi si trova trattato il biancospino ancora accanto ai digitaloidi e questa originaria interpretazione ha portato a una deplorevole confusione di idee; glicosidi simildigitalici o ulteriori principi attivi, con cui viene compensato un cuore insufficiente, nel biancospino non sono presenti.
Adesso è assodato che il biancospino è realmente una vera e propria pianta medicinale per il distretto cardiaco e per le patologie circolatorie, con particolari possibilità di azione.
Anche qui è risultato che l'effetto totale è il prodotto della somma di una serie intera di principi attivi, dei quali ciascuno singolarmente preso è troppo scarso per poter essere sufficientemente obiettivato in un esperimento farmacologico, però, l'insieme dei vari componenti, così come essi si trovano naturalmente mescolati in natura, ha proprio un effetto specifico e di alto valore.
Chiaramente i singoli principi non agiscono solo per reciproca addizione o sinergicamente, ma si potenziano in modo specifico.
E' una pianta ricca in flavonoidi che possono rappresentare circa il 2% del peso della vegetale secco. Copiosi sono ugualmente i proantocianidoli, che sono capaci di rappresentare fino al 3% del peso della pianta essiccata.
I principali sono l’iperoside, lo spireoside, il rutoside e la quercetina.
Sono presenti anche mono-C-eterosidi di flavoni, in particolare vitexina, orientina e 2-ramnosil vitexina.
Sono vigenti anche acidi triterpenici penta ciclici ed in particolare acidi ursolico, oleanolico e crategolico, aminoacidi aromatici e amine cardiotoniche.
Il Biancospino è un vegetale che si utilizza da molto tempo come medicamento per le sue provate azioni cardioattive e calmanti.
Invero, il comportamento sul sistema nervoso non deriva da eventi diretti ma come conseguenza dell’ opera normalizzante del ritmo del cuore, dato che la pianta favorirebbe il superamento dei segnali cardiovascolari dell’ansia, anziché possedere una propria condotta sedativa sui circuiti neuronali.
Per quanto ha attinenza agli eventi di carattere cardiovascolare dopo l’assunzione di Biancospino, essi paiono convalidati da tutte le ricerche volte in questa direzione con riscontri nell’aumento del flusso coronarico per vasodilatazione coronarica, azione dromotropa positiva, inotropa positiva e batmotropa negativa.
Si riscontra altresì una discreta azione antiaterosclerotica e ipolipemizzante ed anche un’azione “scavenger” antiossidante.
Le funzioni medicamentose si ritengono doversi conferire ai flavonoidi (iperoside, vitexina) e agli oligomeri procianidinici presenti nei frutti e nelle foglie che, tuttavia, non sono il principio attivo del Biancospino.
Il procedimento d’intervento è controverso e si è fatta un'ipotesi di blocco della c-AMP-fosfodiesterasi (Rossi M, 1992; Schussler M et al, 1995a) anche se osservazioni più attuali non paiono attestarlo (Muller A et al, 1999).
Un procedimento funzionale attendibile potrebbe essere l’inibizione dell’enzima convertente l’Angiotensina (ACE) o un’interruzione dei canali del potassio.
Funzione cardiovascolare
Il Biancospino è dotato di una notevole attinenza nei riguardi del cuore, collegata particolarmente ai flavonoidi e ai proantocianidoli.
Determina una vasodilatazione dei vasi sanguigni addominali e specialmente di quelli coronarici che trasportano il sangue al muscolo cardiaco; essa è causata dal rilascio delle fibrocellule dei muscoli della parete dei vasi sanguigni, con accrescimento della corrente sanguigna in tali zone del corpo. Diminuisce il ritmo cardiaco in maniera sensibile e accresce l’azione della digitale sul muscolo cardiaco.
Oltre a ciò i flavonoidi determinano un espansione dei vasi sanguigni, che determina una abbassamento della pressione arteriosa.
Il Biancospino è perciò molto utile per contrastare l'angina pectoris, nelle nevrosi del cuore, nelle condizioni di ipereccitabilità con scompensi e nell'ipertensione arteriosa, soprattutto se di derivazione nervosa.
Di recente sono state eseguite diverse ricerche testate clinicamente su pazienti con insufficienza cardiaca moderata, che hanno comprovato che l'estratto secco titolato di Biancospino può moderare efficacemente la frequenza cardiaca, il rigonfiamento alle caviglie e la pressione arteriosa, manifestando altresì un'azione di rafforzamento della capacità contrattile del cuore ed una considerevole diminuzione dei sintomi che affliggono queste persone, senza la manifestazione di nessuna conseguenza collaterale negativa.
Il Biancospino possiede anche un’apprezzabile azione calmante a livello centrale, particolarmente valida nei pazienti molto nervosi, nei quali diminuisce l'emotività, lo stato di agitazione e rende migliore il sonno.
Queste capacità ansiolitiche sono evidenziate specialmente dai tannini e dai flavonoidi vigenti in questa pianta, poichè è stato dimostrato che essi inducono un’azione sedativa e accrescono il sonno indotto dai barbiturici, anche se non è stato del tutto spiegato il modello d'azione che favorirebbe tali effetti benefici nei confronti del sistema nervoso centrale. Il Biancospino possiede una discreta azione sedativa a livello centrale, utile soprattutto nei pazienti eretistici, nei quali riduce l’emotività, lo stato ipertensivo e ne migliora il sonno.
Essa sembra dovuta soprattutto ai tannini presenti in questa droga; è stato dimostrato che essi riducono l’attività locomotoria, potenziano il sonno indotto dai barbiturici, diminuiscono le contrazioni addominali indotte dall’acido acetico e riducono la reazione da calore applicato sulla cute, anche se non è chiaro il meccanismo d’azione responsabile di questi effetti a livello del sistema nervoso centrale.
Un ruolo in questo senso potrebbero avere anche i flavonoidi, in particolare i glucosidi dell’apigenolo, poichè si è recentemente potuto dimostrare che alcuni di loro, quali apigenolo e crisina, potrebbero esplicare attività benzodiazepinica con effetti anticonvulsivanti, ansiolitici e moderatamente ipnogeni, dal momento che sarebbero in grado di legarsi ai recettori delle benzodiazepine sia centrali sia periferici.
Decisamente importante è la capacità dei principi attivi del Biancospino di permetter al corpo di catturare i radicali liberi e di limitare l'ossidazione delle particelle di colesterolo che cercano di attaccarsi alla parete dei vasi sanguigni dopo aver subito l’ossidazione. Con questo procedimento impediscono uno degli episodi necessari alla creazione delle placche aterosclerotiche nei vasi sanguigni.
Va utilizzato con attenzione in pazienti affetti da bradicardia conclamata (battito cardiaco al di sotto dei 60 pulsazioni al minuto) o di disturbi della propagazione dell’impulso elettrico nel cuore.
Nessuna conseguenza nociva è stata rilevata in seguito alla somministrazione per bocca di quantità pari a 30, 90 o 300 mg per kg di peso al giorno per 26 giorni.
Accresce l'effetto della digitale sul muscolo cardiaco ed aumenta l'azione ipotensiva dei beta bloccanti e di altri medicinali provvisti di questa attività.
Evitate in caso di bassa pressione del sangue causata da problemi alle valvole cardiache.
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