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Generalità sul caffè Origini e storia Tipologie
Differenza tra il caffè espresso e il caffè americano La caffeina Caffè e salute
Caffè e capelli Interazioni farmacologiche della caffeina Caffè verde
Alcuni prodotti contenenti caffeina Sette buone ragioni per bere il caffé Bibliografia
Curiosità sul caffè Il caffè abbassa la pressione?  

Caffè tazzinaIl caffè è una bevanda ottenuta dalla torrefazione e macinazione dei semi di alcune specie di piccoli alberi tropicali, appartenenti al genere Coffea.

Origini e storia
 
Sulle sue origini vi sono molte leggende.
 
Tutti conoscono quella proveniente dal Monastero Chehodet nello Yemen, secondo la quale uno dei monaci, avendo saputo da un pastore di nome Kaldi che le sue capre ed i suoi cammelli si mantenevano "vivaci" anche di notte se mangiavano certe bacche, preparò con queste una bevanda nell'intento di restare sveglio per poter pregare più a lungo.
 
Meno nota la leggenda su Maometto: si narra che un giorno in cui il Profeta si sentiva malissimo l'Arcangelo Gabriele gli venne in soccorso, portandogli una pozione inviatagli direttamente da Allah.
 
La bevanda era scura come la Sacra Pietra Nera della Mecca, comunemente chiamata "qawa".
 
Maometto la bevve, si rianimò di colpo e ripartì per grandi imprese.
 
Un'altra antichissima leggenda raccontava di una bevanda sorgente di estasi, in grado di trasportare lo spirito fino alle sfere celesti.
 
Una leggenda simile vuole, invece, che il caffè sia stato scoperto da un Iman di un monastero arabo, il quale ne preparò un decotto e lo fece gustare a tutti i monaci del convento, che rimasero svegli senza fatica tutta la notte.
 
Ulteriori leggende fanno risalire le origini del caffè gli altipiani dell'Abissinia, dove,pare, siano le sue vere origini.
 
In Occidente il caffè si diffuse attraverso Venezia, dove, si pensa, sia stata aperta la prima "Bottega del Caffè " nel 1640, anche se alcuni ritengono che ne sia stata aperta una precedentemente a Livorno.
 
In ogni caso, il successo fu immediato ed il caffè sia come bevanda che come locale, si diffuse in ogni città italiana.
 
La diffusione del caffè nel mondo fu facilitata da una lotta di interessi tra chi voleva conservare l'esclusiva delle preziose piantine e chi desiderava ottenere una parte dei profitti che esse procuravano.
 
Nel 1690 un comando di marinai olandesi sbarcò sulle coste di Moka, nello Yemen, e riuscì ad impadronirsi di alcune piantine: dopo pochi anni, fiorirono le prime piantagioni a Giava e Sumatra. In seguito, il caffè si diffuse impetuosamente in tutta l'America Centrale e Meridionale dove, specialmente in Brasile, esistono nei tempi attuali le maggiori piantagioni del mondo.
 
Tipologie
Il caffè venne catalogato nella famiglia delle rubiacee, che raggruppa ben 4500 varietà.
 
Delle circa 60 specie di piante di caffè esistenti, solo 25 sono le più commerciali per i frutti, ma di queste solo le prime quattro hanno un posto di rilievo nel commercio dei chicchi di caffè la Coffea Arabica, la Coffea Robusta, la Coffea Liberica e la Coffea Excelsa.
 
Coffea Arabica
E' una specie coltivata e selezionata da diversi secoli. Di questa la più rinomata è la varietà "Moka", coltivata sopratutto in Arabia, i cui grani piuttosto piccoli, hanno un intenso profumo aromatico. Il loro colore caratteristico e' il verde rame, mentre la forma e' appiattita ed allungata.
 
La coltivazione di altre specie e' stata pure introdotta dalla fine dell'Ottocento, a seguito delle malattie che, in diverse regioni, colpirono e decimarono la Coffea Arabica.
 
Da allora si andarono scegliendo e selezionando altre specie in grado di dare dei grani da introdurre con successo sul mercato internazionale.
 
Tra quelle degne di interesse per la produzione del caffè ricordiamo la:
 
Coffea Robusta
Affine alla Coffea Arabica, i suoi rami si incurvano a forma di ombrello, verso terra. I suoi grani tondeggianti sono più piccoli, ma più ricchi di caffeina rispetto alla specie precedente e, una volta torrefatti, risultano molto profumati.
 
Coffea Liberica
Proveniente dalle foreste della Liberia e dalla Costa d'Avorio, e' una bella pianta longeva, robusta, rigogliosa nella vegetazione con frutti e semi grandi quasi il doppio di quelli della Arabica, ed inoltre piu' resistenti all'assalto dei parassiti. E' una pianta che richiede temperatura elevata e abbondante acqua. 
 
I suoi chicchi, sebbene di qualità inferiore, danno un caffè profumato e gradevole.
 
Coffea Excelsa
Scoperta nel 1904, questa specie resiste bene all'attacco delle malattie ed alla siccità. Da' una resa molto elevata ed i grani, lasciati invecchiare, danno un caffè dal gusto profumato e gradevole, simile a quello della Coffea Arabica.
 
 
Quali sono le differenze tra il caffé espresso e il caffé americano (detto anche caffé lungo)?
 
Sono nella tostatura (espresso 12-13 minuti e americano 9-11 minuti), nella macinatura (fine come il sale nell'espresso e macinato grosso nell'americano), nella dose di caffé per tazzina (7g nell'espresso e 5-6g nell'americano), nella preparazione (35ml di acqua nell'espresso e 150-190ml nell'americano; 15-25 secondi per preparare un espresso e 5-8 minuti per un americano), nella quantità di caffeina contenuta (5 tazze di espresso equivalgono a 2 tazze di americano).
 
 

CAFFEINA

La caffeina è sostanza che appartiene ad un gruppo di lipidi solubili (purine).

Chimicamente è un alcaloide (xantina) provvista di azione stimolante del sistema nervoso centrale, di lieve azione diuretica e di modesto effetto vasodilatatore.

E molto somigliante alla teobromina, la sostanza alcaloide contenuta nel cacao ed alla teofillina, lalcaloide delle foglie di The.

Questi tre alcaloidi, molto diffusi nel mondo vegetale, vengono denominati  xantine perché possiedono una struttura molecolare derivata dalla xantina.

Il termine xantina deriva dal greco xanthos, che significa giallo.

La caffeina, la teobromina e la teofillina sono xantine connesse a gruppi metilici e quindi vengono denominate metil-xantine.

La caffeina è 1,3,7-trimetil-xantina, la teobromina è 3,7 dimetil-xantina, la teofillina è 1,3-dimetil-xantina.

La caffeina è poco diluibile in acqua, alcol, etere e acetone.

E molto solubile in cloroformio, acetato di etile e tetraidrofurano.

In sospensione acquosa ha pH neutro; i suoi cristalli sono bianchi, inodori, con sapore amaro ed hanno punto di fusione tra 234 e 239°C.

Aumenta la lipolisi nei distretti periferici, migliora la concentrazione mentale, favorisce il catabolismo del glicogeno e ne frena la sua formazione aumentando l'utilizzo del glucosio circolante.

Una tazza di caffè può contenere 100-120 mg ed una di thè circa 70-90 mg.

Negli alimenti è presente principalmente nel caffè, nel cacao, nelle foglie di e si trova in natura in numerosi frutti, semi e foglie.

La caffeina rientra nell’elenco delle sostanze dopanti e deve essere quindi consumata con ponderazione dagli atleti agonisti per non determinare positività ai controlli antidoping.

La caffeina viene ben assimilata per via orale, con un apice plasmatico maggiore dopo 120 minuti.

Si distribuisce velocemente su tutti i tessuti attraversando la barriera ematoencefalica e la placenta.

Può essere presente nel latte materno e perciò devono essere prese particolari precauzioni nell’uso in caso di gravidanza ed allattamento.

Lassunzione di 100 mg di caffeina conduce a concentrazioni plasmatiche comprese tra 1,5 e 1,8 mg/ml.

Leliminazione della caffeina dal corpo si compie dopo metabolizzazione epatica con produzione di acido 1-metilurico, 1-metilaxantina e 7-metilxantina.

Il 10% circa viene rimosso sempre per via renale come caffeina non modificata.

Il maggiore responsabile del metabolismo della caffeina è l’insieme enzimatico del citocromo p-450 A2 di cui le cellule epatiche sono particolarmente dotate.

Lemivita della caffeina è di 2,5 4,5 ore nelladulto e si prolunga considerevolmente nel bambino appena nato a motivo dellimmaturità del suo sistema enzimatico.

Svariati motivi possono ancora condizionare lemivita della molecola, tra i quali la condizione di gravidanza.

Non va dimenticato, oltre a ciò, che lassunzione di alcool o farmaci quali contraccettivi, cimetidina, disulfiram e allopurinolo protendono a prolungarla, mentre il fumare l’abbrevia dato che sollecita il metabolismo epatico.

Gli effetti sul sistema nervoso sono controversi dal momento che dosi minori di 500 mg rivelano sensazioni piacevoli con aumento dello stato di veglia, di allerta, della possibilità di concentrazione e miglioramento complessivo delle funzionalità corporee e psichiche.

All’ opposto, dosi più consistenti favoriscono inquietudine, fremiti, nausea, agitazione, prestazioni incostanti e diuresi.

Questi effetti sono dovuti allinibizione dei recettori benzodiazepinici da parte della sola caffeina, provvista di un grado di lipofilia superiore dei suoi metabolici e tale da consentirle di passare attraverso la barriera ematoencefalica più agevolmente.

La caffeina determina un effetto contrattile sulla struttura muscolare scheletrica favorendo il rilascio di Ca2+ nel reticolo sarcoplasmatico per influenza reciproca con i recettori rianodici (RgR1); per questa sua condotta viene utilizzata nel protocollo europeo per l’ accertamento dellipertemia maligna, grave sintomatologia farmacogenetica.

La sollecitazione di recettori analoghi (RgR2) vigenti a livello cardiaco e la coincidente inibizione della fosfodiesterasi, motivano lazione cardiostimolante che ad alte dosi può tuttavia  provocare aritmie, tachicardia e fibrillazione ventricolare.

Caffeina e paraxantina possono influenzare la pressione arteriosa poichè aumentano la resistenza vascolare sistemica tramite il blocco dei recettori adenosinici con effetto contrattile.

Per ogni tazza di caffé,la pressione sistolica aumenta di 0.8 mmHg, mentre quella diastolica di 0.5 mmHg.

La caffeina viene impiegata contro lemicrania per facilitare lassorbimento ed aumentare lattività dellergotamina, la quale induce vasocostrizione e riduzione del flusso sanguigno extracranico, interessando i ricettori serotoninergici.

Ulteriore effetto del blocco dell’attività dell’adenosinaè leffetto antidolorifico.

La caffeina è in grado di limitare la liberazione di mediatori dolorifici provocati dalladenosina a livello delle terminazioni nervose ed è capace di attivare le vie noradrenalinergiche  che attuano un’azione soppressiva sul dolore e di stimolare il sistema nervoso riducendo la componente affettiva nellelaborazione della stimolazione.

La caffeina stimola la secrezione acida a livello gastrico per azione sui recettori H2 e per questo ragione andrebbe evitata negli individui predisposti allulcera.

Per quanto riguarda la tossicità acuta, si possono individuare esiti a breve scadenza in seguito ad assunzioni comprese tra 1 e 5 g di caffeina, che potrebbero causare concentrazioni plasmatiche superiori a 80 mg/ml.

Sintomi di intossicazione si mostrano con assunzioni attorno ai 250 mg, mentre posologie più elevate (650 mg), determinano la sindrome del caffeinismo, contraddistinta da ansietà, agitazione e disordini nel sonno molto simile allo stato ansioso da stress.

Questo tipo di manifestazione ansiosa inizia a farsi notare già a concentrazioni plasmatiche di 30 mg/ml a seguito di assunzioni di 1 g di caffeina.

Lassunzione continuata di quantità contenute di caffeina non ha rilevato effetti tossici.

Oltre a ciò, soggetti con ipertensione conclamata non hanno manifestato variazioni collegabili all’ uso di caffè , né sono stati riscontrati maggiori pericoli di infarto al miocardio, tuttavia essendo la caffeina un vasocostrittore, meglio chiedere al proprio medico oppure diminuire la dose giornaliera di caffè ed usare il caffè decaffeinato.

La caffeina non risulta influire sul decorso di gestazioni o sul peso del nascituro, né induce anomalie genetiche.

Situazioni di tossicità cronica sono in grado manifestarsi in caso di prolungato utilizzo di caffè in associazione al fumo di sigaretta o allalcool, poiché questi variano le caratteristiche farmacocinetiche della caffeina.

E' perciò difficoltoso stabilire se le conseguenze siano causate unicamente dalla base xantinica o da altre cause.

In ambito sportivo è usata per la sua azione stimolante, può migliorare le prestazioni atletiche in attività aerobiche moderate, diminuendo la sensazione di fatica, può portare ad un miglioramento dell’ossigenazione cellulare durante l’attività fisica.

Inoltre la caffeina aumenta i livelli di zuccheri e insulina nel sangue e aiuta a stoccare il glucosio nei muscoli sotto forma di glicogeno.

La caffeina può essere un alleato della salute, aiutando a prevenire perfino molte patologie, dalla cirrosi epatica al diabete (tenendo presente di non superare le 3 tazzine al giorno).

Questo è il responso dell’Istituto nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran), che ha svolto un lavoro di ricerca cui ha contribuito l’Istituto Farmacologico Mario Negri, la Fondazione per lo Studio sugli alimenti e la Nutrizione e il Coffee Science Information Centre.

La caffeina è anche una preziosa alleata della pelle contro il melanoma : secondo uno studio pubblicato su Molecules dall'Istituto Superiore di Sanità, questo alcaloide naturale riduce significativamente la crescita delle melanoma initiating cells, capaci di conferire resistenza ai farmaci e recidiva di un tumore.

Amleto D’Amicis, direttore dell’Unità di Documentazione e informazione Nutrizionale dell’Inran: “Il caffè non è una semplice soluzione di caffeina e poche altre sostanze brune, ma un alimento che contiene centinaia di specie molecolari, dai minerali come il potassio, precursori delle vitamine come la trigonellina, agli antiossidanti, ai lipidi terpenici.”

E' vero che la caffeina può creare dipendenza ? Si perché è considerata uno stupefacente dall'effetto stimolante, anche se è legale in tutti i Paesi del monto: questa sostanza infatti è letale soltanto se assunta in dosi davvero massicce, impossibili da raggiungere anche bevendo parecchi caffè al giorno.


 
CAFFE' E SALUTE
 
Nell'ottobre 1970, a Venezia, si è tenuto il Primo Simposio Biofarmacologico sul caffè. 
 
L'anno dopo, nell'ottobre 1971 a Firenze, si e' ripetuto il Secondo Convegno, e nel 1972 a Vietri sul mare un terzo convegno ha integrato e completato l'esposizione delle proprietà delle sostanze attive contenute nel caffè, sancendo chiaramente gli effetti positivi e sfatando i pregiudizi negativi diffusi in passato.

Alcune sostanze in esso contenute provocano effetti benefici negli organi.

Naturalmente, come per ogni alimento, è necessario non farne abuso e non consumarne una quantità smoderata, se non si vogliono ottenere inconvenienti dovuti all'abuso.

L'abitudine a consumarlo quotidianamente non comporta assuefazione anche dopo lunghi periodi.

Il caffè infatti, e' una sostanza che agisce, in generale, sui centri nervosi, provocando un senso di benessere generale, spronando ad essere maggiormente vigili ed attivi sul lavoro non solo fisico, ma anche e soprattutto in quello che richiede maggiore prontezza di riflessi.

Tale stimolazione proviene dalla caffeina, in combinazione con l'acido caffettaninnico (miscela di vari acidi tra cui l'acido clorogenico e l'acido caffeico).

La caffeina, alcaloide che Runge scoprì nel 1820, si trova oltre che nel seme anche nelle foglie della pianta di caffè, the, cacao, cola, matè.

Ecco perché in alcuni paesi (Isola di Sumatra, ad esempio), si fa uso di decotti del fogliame torrefatto.

L'effetto eccitante, che si protrae da una a due ore dopo averla bevuta, agendo sul sistema nervoso cerebro-spinale, provoca un risveglio delle facoltà mentali, allontana la sonnolenza, la noia, la stanchezza, anche quella psichica, gli stati depressivi,  potenzia le capacità della memoria, dell'apprendimento, dell'intuizione e della concentrazione, facilita la percezione degli stimoli sensoriali, attenua le cefalee e le emicranie.

Inoltre, la caffeina potenzia il tono arterioso, senza alterare la pressione, migliorando anche la circolazione delle coronarie.

Uno studio svolto in Giappone al Dipartimento di farmacologia dell'Università di Ryukyus di Okinawa non lascia adito a dubbi : una tazzina di caffè aumento il flusso di sangue all'interno dei piccoli vasi, come quelli delle dita.

Va tenuto presente che le azioni sul cuore sono del tutto secondarie, e non sono rilevabili nelle dosi usuali di 2 - 3 tazzine.

Ciò vale soprattutto per quelle che possono essere considerate le azioni negative, cioè la tachicardia.

Anche i polmoni beneficiano dell'azione stimolante della tazzina di caffè : in essi si determina un potenziamento della dilatazione dei bronchi e della ventilazione polmonare, che facilitano una migliore respirazione.

A livello della muscolatura dello scheletro il caffè potenzia la capacità di contrazione muscolare, riduce la stanchezza, migliora il coordinamento dei movimenti e il rendimento sportivo.

Per questa sua azione tonica sulla muscolatura il caffè è indicato per gli sportivi, perché allevia la stanchezza, specialmente negli sport di lunga durata, quando maggiormente la fatica si impadronisce del fisico ed i movimenti tendono a farsi pesanti.

Sul gran simpatico stimola i nervi vasomotori e dunque facilita la digestione.

Nel fegato attiva la produzione della bile e la contrazione della cistifellea. Negli intestini coadiuva i movimenti, migliorandone le funzioni.

Altri effetti positivi della buona tazza di caffè si riflettono sulle reni, dove si ottiene la dilatazione delle arterie renali ed il conseguente potenziamento della diuresi.

Sulle ghiandole endocrine stimola la secrezione delle surrenali (corteccia/cortisone, ecc.; midollare/adrenalina), ed infine stimola la funzione tiroidea ed il metabolismo.

Ma attenzione a non eccedere : ricercatori britannici hanno scoperto che nelle persone che bevono più di 5 espressi al giorno (o 3 caffè americani), i sintomi di stress psicologico aumentano molto.

La caffeina in eccesso provoca un innalzamento dei livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, responsabile dell'aumento della frequenza cardiaca, dei livelli di attenzione e della respirazione.

Secondo il National Institute od Diabetes and Digestive and Kidney Diseas americano, il caffé riduce i rischi di tumore al fegato; previene il tumore al colon-retto secondo studi dell'Università della Pennsylvania; riduce del 69% la probabilità di diabete di tipo 2 secondo una ricerca dell'Università della California; tiene lontano il morbo di Parkinson inattivandolo secondo una ricerca del National Health Institute americano; ha una azione broncodilatatoria aiutando l'asma secondo secondo una studio condotto dalla St George's Hospital Medical School di Londra; secondo l'Inran italiano ha una funzione digestiva, col movimento aiuta a dissipare le calorie ed aiuta a contrastare la cirrosi epatica e calcolosi biliare.

I ricercatori dell'Indiana University (USA) sostengono che la caffeina sia efficace quanto uno spray da inalare per ridurre i sintomi dell'asma indotta dall'esercizio fisico; dopo aver bevuto 4-5- tazze da 170ml di caffè un'ora prima dell'esercizio, un gruppo di runner su treadmill aveva i bronchi più aperti.

Per gli esperti dell'Istituto Mario Negri di Milano gli antiossidanti e la caffeina del caffè aiutano a difendere il colon, mentre kahweolo e cafestolo (due molecole del caffè) riescono persino a proteggere il fegato.

Quando si beve il caffè, il cervello rilascia dopamina, un neurotrasmettitore del benessere.

Entro 45 minuti la caffeina, stimolando il sistema nervoso centrale, fa secernere adrenalina alle ghiandole surrenali e lo stato di vigilanza aumenta.

Con o senza caffeina il caffè sembrerebbe essere una ricchissima fonte di antiossidanti, anche più di frutta e verdura: all'Università di Scranton in Pennsylvania si è studiata tale proprietà.

Ovviamente ogni abuso di caffé annullerebbe in rapporto ogni benefico effetto!

Uno studio dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione ha scoperto nel caffè alcuni antiossidanti che evitano al colesterolo cattivo di diventare ancora più dannoso.

C'è infatti uno studio del Kangbuk Samsung Hospital di Seoul in Corea e pubblicato sulla rivista scientifica Heart afferma che, dopo aver monitorato circa 25 mila persone sane e abituali consumatrici di caffè, si è rilevato che cinque tazzine di caffè al giorno abbassano i livelli di calcio coronarico, che è un fattore di rischio dell'aterosclerosi, mettendo a riparo le arterie dalla possibilità di sviluppare occlusioni. Ciò è frutto dell'attività antiossidante del caffè che previene la comparsa delle pericolose alterazioni a livello della parete arteriosa, responsabili dello sviluppo e della progressione della malattia aterosclerotica.

Sono composti fenolici che impediscono l'ossidazione del colesterolo LDL, scongiurando il rischio che si modifichi e che attacchi le pareti dei vasi portando all'arteriosclerosi.

Arterie pulite con il caffè : a ipotizzarlo è uno studio coreano pubblicato sulla rivista Heart. I ricercatori hanno monitorato lo stato di cuore e coronarie di oltre 25mila adulti sani, senza precedenti per disturbi cardiovascolari : in coloro che consumavano abitualmente dalle tre alle cinque tazzine al giorno le arterie sono risultate più "pulite", ovvero libere da depositi che possono con il tempo causarne l'ostruzione e rallentare o bloccare la circolazione.

Gli studi scientifici parlano chiaro : l'espresso non provoca innalzamenti della pressione, anzi un consumo regolare ha effetti protettivi per il sistema cardiovascolare.

Da un vastissimo studi epidemiologico pubblicato sulla rivista scientifica Circulation e condotto analizzando i dati di tre grandi ricerche precedenti, è emerso che un consumo moderato di caffè riduce la mortalità per malattie cardiovascolari, patologie neurologiche e diabete di tipo 2. E i benefici si avevano anche con caffè decaffeinato.

E' stato dimostrato che possiamo trarre beneficio dal caffè bevendone fino a un massimo di cinque tazzine al giorno, anche se qualcuno opterebbe meglio per 3 tazzine.

Da uno studio condotto dalla Western University and Lawson Health Research Institute in Canada e pubblicato su The American Journal of Hypertension, è emerso che un modesto aumento della pressione si verifica solo in quelle persone che bevono un caffé al giorno e neanche sempre. Il problema invece non si verifica nei bevitori abituali, nei quali non si modificano i livelli di pressione arteriosa.

Uno studio dei ricercatori americani del National Cancer Institute di Rockville che ha coinvolto 400mila persone tra i 50 e i 71 anni per 14 anni, ha evidenziato che una media di 3-4 tazzine al giorno giova alla longevità.

Gli habituè dell'espresso risultano meno a rischio di malattie cardiache, respiratorie, ictus e infezioni al fegato.

Dai dati dello studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, si evince poi che la caffeina costituisce una sorta di protezione anche contro il diabete e nelle donne contro la depressione.

L'importate però è ovviamente non esagerare, è sempre meglio non superare i 3-4 caffé al giorno.

Anche annusare un barattolo di caffè appena aperto può dare felicità.

I ricercatori statunitensi della Harvard School od Public Health hanno scoperto che l'espresso regala il buonumore; ciò è dimostrato da un'importante revisione di tre studi americani per un totale di oltre 200 mila partecipanti, pubblicata sul World Journal of Biological Psychiatry : il consumo quotidiano di caffè, da 2 a 4 tazze, dimezzerebbe il rischio di suicidio.

Senza esagerare quindi il caffè non solo non fa male, ma nel lungo termine sembra addirittura conferire una lieve protezione da infarto, ictus, scompenso cardiaco.

Solo chi assume caffeina (senza esagerare) può trarre i benefici dell'espresso (quindi non i decaffeinati ad esempio) : l'alcaloide infatti non solo eccita il sistema nervoso centrale rendendo più svegli  ed efficienti ma agisce anche come blando antidepressivo, stimolando nel cervello la produzione di alcuni neurotrasmettitori come serotonina e dopamina, elementi associati al buonumore.

La caffeina contenuta nella tazzina può far aumentare leggermente la pressione del sangue e il battito cardiaco, ma l'effetto, transitorio e ininfluente dal punto di vista clinico, è più leggero in chi è abituato a bere l'espresso.

Nessuna cardiopatia è provocata dal caffè : solo chi soffre di aritmie è meglio ne riduca il consumo oppure che opti per il decaffeinato.

 

Alcuni studi che dimostrano la relazione tra caffeina e crescita dei capelli.

All'Università di Jena (Germania) hanno scoperto che la caffeina favorisce la crescita dei capelli. In ogni caso non serve bere tanti caffè : i ricercatori avrebbero stimato che servirebbero circa 60 tazzine di caffè per raggiungere i follicoli dei capelli!

Recentemente  la caffeina ha mostrato di essere uno stimolatore della crescita dei capelli che aiuta a migliorare la funziona della pelle ed è facilmente assorbita attraverso la pelle dello scalpo e potrebbe anche avere degli effetti nello bloccare il testosterone dentro la pelle stessa.

 
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SETTE BUONE RAGIONI PER BERE IL CAFFE'
 
Ecco sette ragioni per bere il caffè espresso. Non bisogna eccedere naturalmente.
 
1) Riduce la depressione nelle donne
 
Uno studio all'Università di Harvard ha rivelato che le donne che befono regolarmente caffé hanno il 20% di probabilità in meno di soffrire di depressione. Studi precedenti avevano mostrato che il consumo di caffè fa abbassare il rischio di suicidi.
 
2) Difende dal cancro alla prostata
 
Da Harvard arrivano buone notizie anche per gli uomini : secondo uno studio quelli che bevono sei o più tazzine al giorno (anche di decaffeinato) corrono molti meno rischi (il 60% in meno) di sviluppare un tumore alla prostata.
 
3) Aiuta a prevenire il diabete
 
Molti studi hanno rivelato che il caffè aiuta a prevenire il diabete del tipo 2.
 
Una revisione di studi pubblicata su Archives of Internal Medicine spiega per esempio che chi beve 3-4 tazzine al giorno ha il 25% di possibilità in meno di sviluppare  il diabete rispetto a chi beve meno di due caffè al dì.
 
4) Protegge dalle neoplasie alla testa e al collo
 
Una ricerca dell'Università dello Utah pubblicata su Cancer Epidemiology ipotizza che bere almeno 4 tazzine di caffè al giorno abbassi del 39% il rischio di cancro alla cavità orale o alla faringe.
 
Il consumo di caffè è stato collegato anche a una riduzione del pericolo di tumori al cervello, al collo dell'utero e al fegato
 
5) Tiene lontano l'Alzheimer
 
Studi sui topi compiuti dal Florida Alzheimer's Disease Reserach Centre hanno dimostrato che la caffeina abbassa i livelli di una proteina legata all'Alzheimer.
 
Addirittura sugli animali la caffeina ha un effetto riparatore sulla memoria intaccata dalla malattia.
 
6) E' uno scudo contro il tumore al seno
 
Secondo uno studio del Karolinska  Institutet di Stoccolma il caffè ha un effetto protettivo per il cancro al seno negativo al recettore per gli estrogeni.
 
Si tratta di un sottotipo di tumore (25-30% dei casi) che non risponde al trattamento per ridurre la produzione di estrogeni, denominato anche ER-negativo.
 
7) Diminuisce il rischio di ictus nelle donne
 
Secondo un altro studio del Karolinska Insitutet fatto su 35mila donne basta bere 1-2 caffè per abbattere del 22% il rischio di ictus.
 
 
 
INTERAZIONI FARMACOLOGICHE DELLA CAFFEINA
 
La caffeina è un alcaloide naturale presente nelle piante di caffè, cacao, tè, cola, guaranà e maté, e nelle bevande da esse ottenute.
 
Gli effetti della caffeina si manifestano con azione stimolante sul Sistema Nervoso Centrale, sull’apparato cardiovascolare, sul rilascio delle catecolamine, sulla sintesi acida a livello gastrico e sul metabolismo in generale.
 
La caffeina può inibire il metabolismo della clozapina e ridurre la clearance del farmaco di oltre il 14% attraverso l’inibizione dell’isoforma CYP1A2 del citocromo P450.
 
Nei pazienti in trattamento con clozapina in particolare quelli con psicosi refrattaria al trattamento, l’uso di prodotti a base di caffeina dovrebbe essere ridotto il più possibile.
 
Alcuni chinoloni possono inibire con un meccanismo dose-dipendente la clearance epatica della caffeina.
 
Enoxacina ed in minor misura ciprofloxacina, grepafloxacina, levofloxacina e norfloxacina riducono la clearance della caffeina mentre ofloxacina e lomefloxacina non sembrano esercitare tale effetto.
 
L’effetto tossico della caffeina si può manifestare con nausea, vomito, nervosismo, ansia, tachicardia e convulsioni.
 
Gli anziani, gli individui con ridotta funzionalità epatica e coloro che consumano grosse quantità di prodotti contenenti caffeina dovrebbero essere particolarmente attenti a tale interazione durante il trattamento con chinoloni.
 
La caffeina riduce i livelli plasmatici di litio.
 
In uno studio condotto su 11 pazienti stabilizzati con litio e forti bevitori di caffè, è stato osservato che i livelli plasmatici di litio aumentavano quando l’assunzione di caffè veniva ridotta e si abbassavano al momento in cui veniva ripreso l’uso di caffè.
 
È stato inoltre osservato un aumento dell’incidenza di ADR indotte dal farmaco al momento in cui veniva ripreso il consumo di caffè.
 
La caffeina interagisce con gli inibitori delle MAO (inclusi farmaci quali furazolidone, isoniazide, linezolid, procarbazina che possono inibire l’attività di tali enzimi).
 
Per effetto di tale interazione possono verificarsi casi di aritmie cardiache o di grave ipertensione dovute all’aumento degli effetti simpaticomimetici indotti degli inibitori delle MAO.
 
Il succo di pompelmo è in grado di inibire il metabolismo indotto dagli enzimi del citocromo P450.
 
L’uso elevato di tale integratore può aumentare gli effetti clinici e la durata dell’azione della caffeina.
 
I pazienti in terapia con benzodiazepine o zolpidem per il trattamento dell’insonnia non dovrebbero assumere prodotti caffeinici prima di andare a dormire in quanto questi potrebbero antagonizzarne gli effetti sedativi.
 
Un consumo di caffeina superiore ai 400 mg/die è stato associato allo sviluppo di incontinenza urinaria.
 
Poiché la caffeina può contrastare l’efficacia clinica dei farmaci utilizzati per il trattamento di tale patologia (per es. darifenacina, ossibutinina, trospio o tolterodina), i pazienti affetti da incontinenza urinaria dovrebbero evitare l’ingestione di prodotti contenenti la metilxantina inclusi integratori erboristici (maté, guaranà, ecc.), bibite (tè, caffè, cola) o cibi (cioccolata).
 
La contemporanea somministrazione di caffeina con teofillina, aminofillina o con altre xantine correlate può causare un’eccessiva stimolazione centrale che si manifesta con nervosismo, irritabilità, tremori o insonnia cui può associarsi un aumento degli effetti collaterali indotti dalla caffeina come nausea, aritmie o convulsioni.
 
Il metabolismo delle xantine può essere incrementato dalla contemporanea somministrazione di barbiturici.
 
Altri farmaci che possono indurre il metabolismo della caffeina includono carbamazepina, fenitoina e fosfenitoina (che viene metabolizzata a fenitoina), rifampicina ed erba di S. Giovanni.
 
I pazienti in trattamento con tali farmaci dovrebbero ridurre al minimo l’assunzione di bevande caffeiniche al fine di evitare la comparsa di eventi avversi quali nausea, vomito, palpitazioni o tremori.
 
Le metilxantine bloccano in maniera competitiva gli effetti dell’adenosina e possono causare falsi positivi alla scintigrafia con dipiridamolo o tallio 201.
 
Per tale ragione si raccomanda ai pazienti che devono effettuare tale indagine di evitare l’assunzione di prodotti contenenti caffeina, teofillina o teobromina nelle 24 ore precedenti all’esecuzione del test.
 
La mexiletina è un inibitore del CYP1A2 e può ridurre il metabolismo della caffeina aumentandone i livelli plasmatici di oltre il 23%.
 
È stato inoltre osservato che il farmaco può ridurre di circa il 50% l’escrezione della caffeina. I pazienti affetti da aritmie cardiache ed in trattamento con mexiletina dovrebbero pertanto diminuire l’assunzione di caffè e di bevande contenenti caffeina.
 
Il fumo di sigarette contiene idrocarburi che inducono gli enzimi microsomiali appartenenti al citocromo P450 (CYP1A1, CYP1A2 e CYP2E1).
 
L’incremento della clearance della caffeina indotto dal fumo può contribuire all’aumento nel consumo di caffè.
 
Come conseguenza di tale interazione possono manifestarsi effetti collaterali associati alla caffeina quali nausea, nervosismo, irritabilità, tremori o insonnia.
 
Dati in vivo indicano che l’echinacea può inibire il metabolismo della caffeina di circa il 27% .
 
Nei pazienti trattati con echinacea si raccomanda di ridurre l’assunzione di caffè.
 
I livelli serici di caffeina possono essere aumentati dalla contemporanea assunzione di contraccettivi orali che sono in grado di inibire l’ossidazione enzimatica delle metilxantine a livello epatico.
 
Infine, in un recentissimo studio è stato osservato che in pazienti trattati con alte dosi di paracetamolo, l’assunzione di elevati quantitativi di caffeina può favorire la formazione di un metabolita epatotossico.
 
Sulla base di tali dati, gli autori dello studio suggeriscono di evitare in tali pazienti un’eccessiva assunzione di caffeina.

 

CAFFE' VERDE

Il caffè  verde migliora la lipolisi, facilita la beta-ossidazione e quindi si comporta come uno sciogli-grassi, facilitando il dimagrimento.

Può inoltre favorire la diuresi, migliorando l'irrorazione dei reni. Ha un'azione protettiva a livello del fegato come dimostra uno studio californiano.

Questi effetti sarebbero mediati dal caveol e dal cafestol, due diterpeni presenti nella frazione insaponificabile dei grassi del caffè.

Attività farmacologica

Come già avvenuto per altre piante, le ricerche della fitoterapia attuale hanno condotto all'identificazione del fitocomplesso del caffè e delle importanti qualità ad esso collegate.

E' assai recente la messa a punto di estratti di semi di caffè con uno specifico profilo di standardizzazione che esalta la concentrazione dei polifenoli ed in particolare dell'acido clorogenico.

L'acido clorogenico è uno dei composti polifenolici più importanti contenuti nel caffè verde, che si perde tuttavia durante la tostatura dei chicchi per l'ottenimento della polvere di caffè da consumare come bevanda.

L'acido clorogenico si trova in prevalenza nei semi ma anche nelle foglie e nei frutti.

Dotato di un rilevante potere antiossidante, si presta a divenire uno dei più innovativi phytochemical.

Studi preliminari sulla sua farmacocinetica nell'organismo umano dimostrano che l'assorbimento ha luogo a livello intestinale ed in gran parte dopo idrolisi ad acido caffeico.

Chimicamente l'acido clorogenico è l'estere dell'acido caffeico.

La scoperta più importante conseguita è la possibilità che l'acido clorogenico possiede di agire nella regolazione dei livelli di glucosio nel sangue, per attività specifica sulle risposte di gluconeogenesi e glicogenolisi epatica.

Studi farmacologici hanno documentato che l'acido clorogenico è un inibitore della glucosio-6-fosfatasi, un enzima che svolge un ruolo fondamentale nell' omeostasi glicemica del sangue.

Questi risultati sono stati comprovati da studi in vivo dove si mette in evidenza che, proprio grazie a siffatto meccanismo d'azione, l'acido clorogenico è in grado di ridurre la glicogenolisi epatica (la modificazione del glicogeno a glucosio nel fegato) ed il glucosio circolante.

Per questo motivo si verifica una diminuzione del tasso ematico di glicemia nel sangue e un aumento delle concentrazioni epatiche di glucosio-6- fosfatasi e di glicogeno.

L'esito sul controllo degli zuccheri nell'organismo è accresciuto da un secondo meccanismo: l'inibizione del loro assorbimento.

Si suppone che questo succeda mediante un procedimento di intervento specifico ed indirizzato verso le cellule della mucosa intestinale, stabilendo una diminuzione del transito degli zuccheri introdotti con gli alimenti.

L’acido clorogenico, come quello titolato in Reductup, può accelerare il metabolismo degli zuccheri,  abbassare il picco glicemico, intervenire sull'assorbimento di glucidi introdotti con la dieta e  controllare la sintesi di lipidi insulino-dipendente.

Va ricordato che l'acido clorogenico, utilizzato per via topica, possiede un notevole effetto drenante, molto utile per impedire il ristagno dei liquidi in eccesso caratteristico dei tessuti cellulitici.

Gli estratti di caffè verde sono dei potenti antiossidanti, validi per ostacolare lo stress ossidativo e l'invecchiamento ed ai quali  si associa la capacità di controllo degli zuccheri, valida in stati pre-diabetici e nel calo ponderale. Il Caffè verde è considerata come una pianta sicura.

Gli studi farmacologici e clinici disponibili non riportano nocività, né effetti collaterali significativi e non sono note controindicazioni particolari, eccetto per l'ipersensibilità individuale.

CURIOSITA' SUL CAFFE'

E' più forte la moka o l'espresso ? Per calcolare la dose di caffeina bisogna tener presente che un espresso al bar o in cialda ne contiene da 30 a 50 mg, 70-90 mg nella tazzina in filtro e nel caffè della moka, 100-120 mg in quello americano. Non è vero quindi che il caffè del bar è più carico di quello  fatto con la caffettiera di casa.

E' più forte il caffè lungo o il ristretto? Più si allunga il processo di estrazione della bevanda, più aumenta la quantità di caffeina.

Cosa mi perdo se bevo il caffè decaffeinato? Solo la caffeina, contenuta in natura nel chicco ed eliminata industrialmente. La caffeina è una sostanza psicostimolante, diminuisce il senso di fatica, aumenta la vigilanza, combatte la sonnolenza, favorisce la memoria e sembra avere effetti positivi anche sull'umore.

Fa bene bere il caffè dopo il pranzo? Si perché può aiutare la digestione, la secrezione di saliva, la secrezione gastrica e biliare. Inoltre il caffè (decaffeinato e normale) rallenta il picco glicemico dopo i pasti e può quindi ridurre di circa un terzo il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Sarebbe probabilmente meglio invece non berlo dopo i pasti da chi soffre di gastrite, ulcera o reflusso gastroesofageo.

Il caffè dopo cena impedisce di dormire? Dipende dalla suscettibilità individuale alla caffeina, che ha basi genetiche e biochimiche. Alcune persone hanno enzimi che metabolizzano lentamente la caffeina, altri invece sono metabolizzatori veloci. Se si appartiene alla prima categoria, sarebbe meglio evitare il caffè dal tardo pomeriggio in poi.

Bere il caffè a stomaco vuoto fa male? Oggi sappiamo che non è l'eccesivo consumo di caffè a stomaco vuoto a danneggiare le pareti dello stomaco. Il principale responsabile delle gastriti è un batterio, l'Helicobacter pylori. E' vero il caffè aumenta un pò l'acidità di stomaco, sia quello normale sia quello decaffeinato. Si può eliminare il fastidio aggiungendo un pò di latte, che svolge un'azione opposta, alcalinizzante e protettiva dello stomaco.

Il caffè aiuta a dimagrire? Di certo una tazzina senza zucchero non fa ingrassare perché non apporta quasi nessuna caloria, ma potrebbe anche dare una mano a chi si mette a dieta. Il caffè infatti sembra avere una certa capacità di attenuare la sensazione di fame. Inoltre favorisce la termogenesi, cioè aumenta leggermente il dispendio energetico di circa 100 chilocalorie. Ovvero aiuta a evitare che le calorie si depositino come grasso, trasformandole in calore. Ma attenzione dieta e attività fisiche non possono essere sostituite.

Il caffé e il mal di testa. In caffè può aiutare a far passare il mal di testa ? C'è qualcosa di vero e ciò si deve al potere vasocostrittore della caffeina. Un espresso quindi può avere un effetto analgesico sulle cefalee di tipo tensivo. Allo stesso tempo però, l'abuso di caffè può portare ad una leggera dipendenza che in caso di astinenza può provocare mal di testa, anche se l'effetto scompare in breve tempo. In questo caso, la mancanza di caffeina al sabato, se ci si sveglia più tardi, può essere tra le cause della cosiddetta cefalea da weekend.

Si può bere il caffè durante la gravidanza e l'allattamento? La caffeina attraversa la barriera della placenta ed è metabolizzata 15 volte più lentamente in gravidanza. I suoi effetti però sembrano ancora controversi.  Alcuni studi hanno riscontrato più aborti e parti pretermine nelle donne incinte che bevono caffè, tuttavia il dato non è confermato e potrebbe dipendere da altri fattori, come bassi livelli di ormoni protettivi della gravidanza. In mancanza di certe prove però probabilmente sarebbe meglio astenersi. Stesso consiglio durante l'allattamento. La caffeina passa facilmente nel latte materno e potrebbe rendere il neonato più irritabile e ridurre fino al 30% l'assorbimento del ferro.

Come si riconosce un buon espresso al bar? Il primo parametro di qualità e la crema che si forma nell'estrazione della bevanda, per via della pressione elevata. La struttura deve essere liscia, brillante, levigata. Quando invece appare porosa, a buccia d'arancia, non è un buon segno. C'è poi l'aspetto legato agli aromi ed al gusto. In bocca un espresso doc è caratterizzato da un ottimo corpo, cioè non è liquido come la moka ma sciropposo, senza però quella sensazione di ruvido sulla lingua. I veri intenditori lo bevono addirittura amaro e si riconoscono da un altro gesto : bevono prima e non dopo, il bicchierino d'acqua offerto al bar insieme al caffè. Probabilmente per pulirsi la bocca e accogliere meglio la fragranza del caffè.

IL CAFFE' ABBASSA LA PRESSIONE?

Due studi hanno ribaltato la credenza che l'espresso sia dannoso per gli ipertesi e anzi affermano proprio il contrario : il caffè ne fa diminuire i livelli.

Il primo studio è italiano, mentre il secondo è stato condotto dalla facoltà di medicina dell'Università tedesca di Amburgo.

La convinzione che la caffeina non sia un toccasana per la pressione è piuttosto diffusa.

La raccomandazione di bere il caffè in ambito cardiovascolare è riportata sulle nuove linee guida della Società Cardiologica Europea.

I dati parlano di un incremento della sopravvivenza, per tutti, non solo per gli ipertesi, nei confronti delle malattie cardiovascolari da zero a cinque caffè, oltre tale soglia i vantaggi si appiattiscono.

L'aumento della frequenza cardiaca è transitorio e ciò non ha alcuna ricaduta sulla salute cardiovascolare; ad esempio anche la corsa provoca un aumento della frequenza cardiaca, nessuno però si sognerebbe di considerarla un fattore di rischio cardiovascolare.

Il gruppo di ricercatori del Sant'Orsola ha preso in considerazione un campione di 720 uomini e 783 donne e ha messo a confronto i livelli di pressione con le abitudini di consumo della bevanda.

Secondo gli esperti i risultati sono molto chiari, in quanto la pressione arteriosa periferica è risultata significativamente inferiore nelle persone che consumavano da una fino a tre tazzine al giorno rispetto a chi non ne beveva.

I dati dimostrano che i valori sono più bassi sia nella pressione sistolica (massima) e sia nella diastolica (minima).

Per la prima volta inoltre si sono potuti confermare questi effetti anche rispetto alla pressione aortica centrale, quella vicina al cuore, dove si osserva un fenomeno quasi identico, con valori del tutto simili per chi beveva abitualmente caffè rispetto ai non consumatori.

Una buona notizia dal momento che la pressione aortica può variare moltissimo rispetto a quella periferica, ma proprio per questo viene considerata la misura più esatta dello stress effettivo dell'apparato cardiocircolatorio.

Non bisogna dimenticare che racchiuse nel chicco di caffè ci sono centinaia di componenti bioattive, soprattutto antiossidanti.

La caffeina invece può avere un effetto sull'aumento del battito cardiaco ma non è nocivo, bensì minimale e molto più evidente nei bevitori occasionali.

A confermare questa ipotesi è uno studio tedesco pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, che ha preso in esame anche il caffè decaffeinato e lo studi non ha mostrato differenze sostanziali rispetto allo studio italiano, ciò a confermare che ad avere un ruolo chiave sui valori pressori sono anche il magnesio, il potassio e gli antiossidanti, che nel caffè sono presenti sotto forma di lignani e acido clorogenico.

La combinazione di questi elementi, già di per sé ricchi di proprietà benefiche, associata a un'assunzione costante e regolare nel tempo, determina le virtù di questa bevanda.

Gli amanti della bevanda scura beneficiano anche di una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, come infarto e fibrillazione atriale.

Vi sono anche vantaggi nei confronti di fegato grasso e diabete.

Gli effetti benefici sul fegato sono visibili anche nelle persone obese.

Inoltre è arrivata la conferma definitiva che bere 3-4 tazzine al giorno riduce il rischio di diabete di tipo 2 (revisione pubblicata su Nutrition Reviews) : il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 cala rispettivamente del 7% in caso di caffè con caffeina per ogni tazza di caffè e del 6% in caso di caffè decaffeinato.

 

 
ALCUNI PRODOTTI CONTENENTI CAFFEINA
 
Prodotti contenenti caffeina sono ad esempio Rave, Xplode e XTZ.
 
Uno degli shampoo che contengono caffeina è il Regenepure.
 
Un prodotto che la contiene ad uso topico è per esempio Mycream di Naturdieta.
 
 
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