Coffea Excelsa
Scoperta nel 1904, questa specie resiste bene all'attacco delle
malattie ed alla siccità. Da' una resa molto elevata ed i grani, lasciati
invecchiare, danno un caffè dal gusto profumato e gradevole, simile a quello
della Coffea Arabica.
Quali sono le differenze tra il caffé
espresso e il caffé americano (detto anche caffé lungo)?
Sono
nella tostatura (espresso 12-13 minuti e americano 9-11 minuti),
nella macinatura (fine come il sale nell'espresso e macinato grosso
nell'americano), nella dose di caffé per tazzina (7g nell'espresso e
5-6g nell'americano), nella preparazione (35ml di acqua nell'espresso
e 150-190ml nell'americano; 15-25 secondi per preparare un espresso e 5-8
minuti per un americano), nella quantità di caffeina contenuta (5
tazze di espresso equivalgono a 2 tazze di americano).
CAFFEINA
La caffeina è sostanza
che appartiene ad un gruppo di lipidi solubili (purine).
Chimicamente è un alcaloide (xantina)
provvista di azione stimolante del sistema nervoso centrale,
di lieve azione diuretica e di modesto effetto
vasodilatatore.
E’
molto somigliante alla teobromina, la sostanza
alcaloide contenuta nel cacao ed alla teofillina, l’alcaloide
delle foglie di
The.
Questi tre alcaloidi, molto diffusi nel mondo vegetale,
vengono denominati xantine perché possiedono una
struttura molecolare derivata dalla xantina.
Il termine xantina deriva dal greco xanthos, che
significa giallo.
La caffeina, la teobromina e la teofillina sono xantine
connesse a gruppi metilici e quindi vengono denominate
metil-xantine.
La caffeina è
1,3,7-trimetil-xantina, la teobromina
è
3,7 dimetil-xantina, la teofillina
è
1,3-dimetil-xantina.
La caffeina è
poco diluibile in acqua, alcol, etere e acetone.
E’
molto solubile in cloroformio, acetato di etile e
tetraidrofurano.
In sospensione acquosa ha pH neutro; i suoi
cristalli sono bianchi, inodori, con sapore amaro ed hanno
punto di fusione tra 234 e 239°C.
Aumenta la lipolisi nei distretti
periferici, migliora la concentrazione mentale, favorisce il
catabolismo del glicogeno e ne frena la sua formazione
aumentando l'utilizzo del glucosio circolante.
Una tazza di caffè può contenere
100-120 mg ed una di thè circa 70-90 mg.
Negli alimenti è presente
principalmente nel caffè, nel cacao,
nelle foglie di tè e si trova in natura in
numerosi frutti, semi e foglie.
La caffeina rientra nell’elenco
delle sostanze dopanti e deve essere quindi consumata con
ponderazione dagli atleti agonisti per non determinare
positività ai controlli antidoping.
La caffeina viene ben assimilata per via orale, con
un apice plasmatico maggiore dopo 120 minuti.
Si distribuisce velocemente su tutti i tessuti attraversando
la barriera ematoencefalica e la placenta.
Può
essere presente nel latte
materno e perciò devono essere prese particolari precauzioni
nell’uso in caso di gravidanza ed allattamento.
L’assunzione
di 100 mg di caffeina conduce a concentrazioni plasmatiche
comprese tra 1,5 e 1,8
mg/ml.
L’eliminazione
della caffeina dal corpo si compie dopo metabolizzazione
epatica con produzione di acido 1-metilurico,
1-metilaxantina e 7-metilxantina.
Il 10% circa viene rimosso sempre per via renale come
caffeina non modificata.
Il maggiore responsabile del metabolismo della caffeina
è
l’insieme enzimatico del
citocromo p-450 A2 di cui le cellule epatiche sono
particolarmente dotate.
L’emivita
della caffeina è
di 2,5
–
4,5 ore nell’adulto
e si prolunga considerevolmente nel bambino appena nato a
motivo dell’immaturità
del suo sistema enzimatico.
Svariati motivi possono ancora condizionare l’emivita
della molecola, tra i quali la condizione di gravidanza.
Non va dimenticato, oltre a ciò, che l’assunzione
di alcool o farmaci quali contraccettivi, cimetidina,
disulfiram e allopurinolo protendono a prolungarla, mentre
il fumare l’abbrevia dato che sollecita il metabolismo
epatico.
Gli effetti sul sistema nervoso sono controversi dal momento
che dosi minori di 500 mg rivelano sensazioni piacevoli
con aumento dello stato di veglia, di allerta, della
possibilità
di concentrazione e
miglioramento complessivo delle
funzionalità corporee e psichiche.
All’ opposto, dosi più consistenti favoriscono
inquietudine, fremiti, nausea, agitazione, prestazioni
incostanti e diuresi.
Questi effetti sono dovuti all’inibizione
dei recettori benzodiazepinici da parte della sola
caffeina, provvista di un grado di lipofilia superiore dei
suoi metabolici e tale da consentirle di passare attraverso
la barriera ematoencefalica più
agevolmente.
La caffeina determina un effetto contrattile sulla
struttura muscolare scheletrica favorendo il rilascio di
Ca2+
nel reticolo sarcoplasmatico per influenza reciproca con i
recettori rianodici (RgR1);
per questa sua condotta viene
utilizzata nel protocollo europeo per l’ accertamento dell’ipertemia
maligna, grave sintomatologia farmacogenetica.
La sollecitazione di recettori analoghi (RgR2) vigenti a livello cardiaco e la
coincidente inibizione della fosfodiesterasi, motivano l’azione
cardiostimolante che ad alte dosi
può tuttavia provocare aritmie, tachicardia e
fibrillazione ventricolare.
Caffeina e paraxantina possono influenzare la pressione
arteriosa poichè aumentano la resistenza vascolare sistemica
tramite il blocco dei recettori adenosinici con effetto
contrattile.
Per ogni tazza di caffé,la pressione sistolica aumenta di
0.8 mmHg, mentre quella diastolica di 0.5 mmHg.
La caffeina viene impiegata contro l’emicrania
per facilitare l’assorbimento
ed aumentare l’attività
dell’ergotamina,
la quale induce vasocostrizione e riduzione del flusso
sanguigno extracranico, interessando i ricettori
serotoninergici.
Ulteriore effetto del blocco dell’attività dell’adenosinaè l’effetto
antidolorifico.
La caffeina è
in grado di limitare la liberazione di mediatori dolorifici
provocati dall’adenosina
a livello delle terminazioni nervose ed
è
capace di attivare le vie
noradrenalinergiche che attuano un’azione soppressiva sul
dolore e di stimolare il sistema nervoso riducendo la
componente affettiva nell’elaborazione
della stimolazione.
La caffeina stimola la secrezione acida a
livello gastrico per azione sui recettori H2
e per questo ragione andrebbe evitata negli individui
predisposti all’ulcera.
Per quanto riguarda la tossicità
acuta, si possono individuare esiti a breve scadenza in seguito ad
assunzioni comprese tra 1 e 5 g di caffeina, che potrebbero
causare concentrazioni plasmatiche superiori a 80
mg/ml.
Sintomi di intossicazione
si mostrano
con assunzioni attorno ai 250 mg, mentre posologie più
elevate (650 mg), determinano la sindrome del
“caffeinismo”,
contraddistinta da ansietà, agitazione e disordini nel sonno
molto simile allo stato ansioso da stress.
Questo tipo di manifestazione ansiosa inizia a farsi notare
già
a concentrazioni plasmatiche di 30
mg/ml a seguito di assunzioni di 1 g di
caffeina.
L’assunzione continuata di quantità
contenute di caffeina non ha rilevato
effetti
tossici.
Oltre a ciò, soggetti con ipertensione conclamata non hanno
manifestato variazioni collegabili all’ uso di caffè
, né
sono stati riscontrati maggiori pericoli di infarto al
miocardio, tuttavia essendo la caffeina un vasocostrittore,
meglio chiedere al proprio medico oppure diminuire la dose
giornaliera di caffè ed usare il caffè decaffeinato.
La caffeina non risulta influire sul decorso di gestazioni o
sul peso del nascituro, né
induce anomalie genetiche.
Situazioni di tossicità
cronica sono in grado manifestarsi in caso di prolungato
utilizzo di caffè
in associazione al fumo di sigaretta o all’alcool,
poiché questi variano le caratteristiche farmacocinetiche
della caffeina.
E' perciò
difficoltoso stabilire se le conseguenze siano causate
unicamente dalla base xantinica o da altre cause.
In ambito sportivo è usata per la sua
azione stimolante, può migliorare le prestazioni atletiche
in attività aerobiche moderate, diminuendo la sensazione di
fatica, può portare ad un miglioramento dell’ossigenazione
cellulare durante l’attività fisica.
Inoltre la caffeina aumenta i livelli
di zuccheri e insulina nel sangue e aiuta a stoccare il
glucosio nei muscoli sotto forma di glicogeno.
La caffeina può
essere un alleato della salute, aiutando a prevenire perfino
molte patologie, dalla cirrosi epatica al diabete (tenendo
presente di non superare le 3 tazzine al giorno).
Questo è il responso dell’Istituto
nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran),
che ha svolto un lavoro di ricerca cui ha contribuito
l’Istituto Farmacologico Mario Negri, la Fondazione per lo
Studio sugli alimenti e la Nutrizione e il Coffee Science
Information Centre.
La caffeina è anche una
preziosa alleata della pelle contro il melanoma :
secondo uno studio pubblicato su Molecules dall'Istituto
Superiore di Sanità, questo alcaloide naturale riduce
significativamente la crescita delle melanoma initiating
cells, capaci di conferire resistenza ai farmaci e recidiva
di un tumore.
Amleto D’Amicis, direttore dell’Unità
di Documentazione e informazione Nutrizionale dell’Inran:
“Il caffè non è una semplice soluzione di caffeina
e poche altre sostanze brune, ma un alimento che contiene
centinaia di specie molecolari, dai minerali
come il potassio, precursori delle
vitamine come la trigonellina, agli
antiossidanti, ai lipidi terpenici.”
E' vero che la
caffeina può creare dipendenza ? Si perché è considerata
uno stupefacente dall'effetto stimolante, anche se è legale
in tutti i Paesi del monto: questa sostanza infatti è letale
soltanto se assunta in dosi davvero massicce, impossibili da
raggiungere anche bevendo parecchi caffè al giorno.
CAFFE' E SALUTE
Nell'ottobre 1970, a Venezia, si è tenuto il
Primo Simposio Biofarmacologico sul caffè.
L'anno dopo, nell'ottobre 1971 a Firenze, si
e' ripetuto il Secondo Convegno, e nel 1972 a Vietri sul mare un terzo
convegno ha integrato e completato l'esposizione delle
proprietà delle sostanze attive contenute
nel caffè, sancendo chiaramente gli effetti positivi e sfatando i
pregiudizi negativi diffusi in passato.
Alcune sostanze in esso
contenute provocano effetti benefici negli
organi.
Naturalmente, come per ogni
alimento, è necessario non farne abuso e non consumarne una quantità
smoderata, se non si vogliono ottenere inconvenienti dovuti all'abuso.
L'abitudine a consumarlo
quotidianamente non comporta assuefazione anche dopo lunghi periodi.
Il caffè infatti, e' una
sostanza che agisce, in generale, sui centri nervosi, provocando un senso di
benessere generale, spronando ad essere maggiormente vigili ed attivi sul
lavoro non solo fisico, ma anche e soprattutto in quello che richiede
maggiore prontezza di riflessi.
Tale stimolazione proviene
dalla caffeina, in combinazione con l'acido caffettaninnico (miscela
di vari acidi tra cui l'acido clorogenico e l'acido caffeico).
La caffeina, alcaloide che
Runge scoprì nel 1820, si trova oltre che nel seme anche nelle foglie della
pianta di caffè, the, cacao, cola, matè.
Ecco perché in alcuni paesi
(Isola di Sumatra, ad esempio), si fa uso di decotti del fogliame
torrefatto.
L'effetto eccitante, che si
protrae da una a due ore dopo averla bevuta, agendo sul sistema nervoso
cerebro-spinale, provoca un risveglio delle facoltà
mentali, allontana la sonnolenza, la noia, la stanchezza, anche quella
psichica, gli stati depressivi, potenzia le capacità della memoria,
dell'apprendimento, dell'intuizione e della concentrazione, facilita la
percezione degli stimoli sensoriali, attenua le cefalee e le emicranie.
Inoltre, la caffeina
potenzia il tono arterioso, senza alterare la pressione,
migliorando anche la circolazione delle coronarie.
Uno studio
svolto in Giappone al Dipartimento di farmacologia dell'Università di
Ryukyus di Okinawa non lascia adito a dubbi : una tazzina di caffè
aumento il flusso di sangue all'interno dei piccoli vasi, come quelli delle
dita.
Va tenuto presente che le
azioni sul cuore sono del tutto secondarie, e non sono rilevabili nelle dosi
usuali di 2 - 3 tazzine.
Ciò vale soprattutto per quelle che possono essere
considerate le azioni negative, cioè la tachicardia.
Anche i polmoni beneficiano
dell'azione stimolante della tazzina di caffè : in essi si determina un
potenziamento della dilatazione dei bronchi e della ventilazione
polmonare, che facilitano una migliore respirazione.
A livello della
muscolatura dello scheletro il caffè potenzia la capacità di contrazione
muscolare, riduce la stanchezza, migliora il coordinamento dei movimenti e
il rendimento sportivo.
Per questa sua azione tonica sulla muscolatura il
caffè è indicato per gli sportivi, perché allevia la stanchezza,
specialmente negli sport di lunga durata, quando maggiormente la fatica si
impadronisce del fisico ed i movimenti tendono a farsi pesanti.
Sul gran simpatico stimola i
nervi vasomotori e dunque facilita la digestione.
Nel fegato attiva la
produzione della bile e la contrazione della cistifellea. Negli intestini
coadiuva i movimenti, migliorandone le funzioni.
Altri effetti positivi
della buona tazza di caffè si riflettono sulle reni, dove si ottiene la
dilatazione delle arterie renali ed il conseguente potenziamento della
diuresi.
Sulle
ghiandole endocrine stimola la
secrezione delle surrenali (corteccia/cortisone, ecc.;
midollare/adrenalina), ed infine stimola la funzione tiroidea ed il
metabolismo.
Ma attenzione a
non eccedere : ricercatori britannici hanno scoperto che nelle persone
che bevono più di 5 espressi al giorno (o 3 caffè americani), i sintomi di
stress psicologico aumentano molto.
La caffeina in eccesso provoca un
innalzamento dei livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, responsabile
dell'aumento della frequenza cardiaca, dei livelli di attenzione e della
respirazione.
Secondo il
National Institute od Diabetes and Digestive and Kidney Diseas
americano, il caffé riduce i rischi di tumore al fegato; previene il
tumore
al colon-retto secondo studi dell'Università della Pennsylvania;
riduce del 69% la probabilità di diabete di tipo 2 secondo una ricerca
dell'Università della California; tiene lontano il morbo di Parkinson
inattivandolo secondo una ricerca del National Health Institute americano;
ha una azione broncodilatatoria aiutando l'asma secondo secondo una studio
condotto dalla St George's Hospital Medical School di Londra; secondo
l'Inran italiano ha una funzione digestiva, col movimento aiuta a
dissipare le calorie ed aiuta a contrastare la cirrosi epatica e calcolosi
biliare.
I ricercatori
dell'Indiana University (USA) sostengono che la caffeina sia efficace
quanto uno spray da inalare per ridurre i sintomi dell'asma indotta
dall'esercizio fisico; dopo aver bevuto 4-5- tazze da 170ml di caffè
un'ora prima dell'esercizio, un gruppo di runner su treadmill aveva i
bronchi più aperti.
Per gli esperti
dell'Istituto Mario Negri di Milano gli antiossidanti e la caffeina del
caffè aiutano a difendere il colon, mentre kahweolo e cafestolo (due
molecole del caffè) riescono persino a proteggere il fegato.
Quando si beve
il caffè, il cervello rilascia dopamina, un neurotrasmettitore del
benessere.
Entro 45 minuti la caffeina, stimolando il sistema nervoso
centrale, fa secernere adrenalina alle ghiandole surrenali e lo stato di
vigilanza aumenta.
Con o
senza caffeina il caffè sembrerebbe essere una ricchissima fonte di
antiossidanti, anche più di frutta e verdura: all'Università di Scranton in
Pennsylvania si è studiata tale proprietà.
Ovviamente ogni abuso di caffé
annullerebbe in rapporto ogni benefico effetto!
Uno studio dell'Istituto nazionale di ricerca
per gli alimenti e la nutrizione ha scoperto nel caffè alcuni antiossidanti
che evitano al colesterolo cattivo di diventare ancora più dannoso.
C'è infatti uno studio del
Kangbuk Samsung Hospital di Seoul in Corea e pubblicato sulla rivista
scientifica Heart afferma che, dopo aver monitorato circa 25
mila persone sane e abituali consumatrici di caffè, si è rilevato che
cinque tazzine di caffè al giorno abbassano i livelli di calcio coronarico,
che è un fattore di rischio dell'aterosclerosi,
mettendo a riparo le arterie dalla possibilità di sviluppare occlusioni. Ciò
è frutto dell'attività antiossidante del caffè che previene la comparsa
delle pericolose alterazioni a livello della parete arteriosa, responsabili
dello sviluppo e della progressione della malattia aterosclerotica.
Sono
composti fenolici che impediscono l'ossidazione del colesterolo LDL,
scongiurando il rischio che si modifichi e che attacchi le pareti dei vasi
portando all'arteriosclerosi.
Arterie pulite con il caffè
: a ipotizzarlo è uno studio coreano pubblicato sulla rivista Heart.
I ricercatori hanno monitorato lo stato di cuore e coronarie di oltre 25mila
adulti sani, senza precedenti per disturbi cardiovascolari : in coloro che
consumavano abitualmente dalle tre alle cinque tazzine al giorno le arterie
sono risultate più "pulite", ovvero libere da depositi che possono con il
tempo causarne l'ostruzione e rallentare o bloccare la circolazione.
Gli studi scientifici parlano
chiaro : l'espresso non provoca innalzamenti della pressione, anzi un
consumo regolare ha effetti protettivi per il sistema cardiovascolare.
Da un vastissimo studi
epidemiologico pubblicato sulla rivista scientifica Circulation
e condotto analizzando i dati di tre grandi ricerche precedenti, è emerso
che un consumo moderato di caffè riduce la mortalità per malattie
cardiovascolari, patologie neurologiche e diabete di tipo 2. E i
benefici si avevano anche con caffè decaffeinato.
E' stato dimostrato che possiamo
trarre beneficio dal caffè bevendone fino a un massimo di cinque tazzine al
giorno, anche se qualcuno opterebbe meglio per 3 tazzine.
Da uno studio condotto dalla
Western University and Lawson Health Research Institute in Canada e
pubblicato su The American Journal of Hypertension, è emerso
che un modesto aumento della pressione si verifica solo in quelle persone
che bevono un caffé al giorno e neanche sempre. Il problema invece non si
verifica nei bevitori abituali, nei quali non si modificano i livelli di
pressione arteriosa.
Uno studio dei ricercatori americani del
National Cancer Institute di Rockville che ha coinvolto 400mila persone tra
i 50 e i 71 anni per 14 anni, ha evidenziato che una media di 3-4 tazzine
al giorno giova alla longevità.
Gli habituè dell'espresso risultano meno a
rischio di malattie cardiache, respiratorie, ictus e infezioni al fegato.
Dai dati dello studio, pubblicato sul New
England Journal of Medicine, si evince poi che la caffeina costituisce una
sorta di protezione anche contro il diabete e nelle donne contro la
depressione.
L'importate però è ovviamente non esagerare, è
sempre meglio non superare i 3-4 caffé al giorno.
Anche annusare un barattolo di caffè appena aperto può
dare felicità.
I ricercatori statunitensi della
Harvard School od Public Health hanno scoperto che l'espresso regala il
buonumore; ciò è dimostrato da un'importante revisione di tre studi
americani per un totale di oltre 200 mila partecipanti, pubblicata sul World
Journal of Biological Psychiatry : il consumo quotidiano di caffè, da 2 a 4
tazze, dimezzerebbe il rischio di suicidio.
Senza esagerare quindi il caffè
non solo non fa male, ma nel lungo termine sembra addirittura conferire una
lieve protezione da infarto, ictus, scompenso cardiaco.
Solo chi assume caffeina (senza
esagerare) può trarre i benefici dell'espresso (quindi non i decaffeinati ad
esempio) : l'alcaloide infatti non solo eccita il sistema nervoso centrale
rendendo più svegli ed efficienti ma agisce anche come blando
antidepressivo, stimolando nel cervello la produzione di alcuni
neurotrasmettitori come serotonina e dopamina, elementi associati al
buonumore.
La caffeina contenuta nella
tazzina può far aumentare leggermente la pressione del sangue e il battito
cardiaco, ma l'effetto, transitorio e ininfluente dal punto di vista
clinico, è più leggero in chi è abituato a bere l'espresso.
Nessuna cardiopatia è
provocata dal caffè : solo chi soffre di aritmie è meglio ne riduca il
consumo oppure che opti per il decaffeinato.
Alcuni studi che dimostrano la relazione tra
caffeina e crescita dei capelli.
All'Università di Jena (Germania)
hanno scoperto che la caffeina favorisce la crescita dei capelli. In ogni caso non serve bere tanti caffè : i
ricercatori avrebbero stimato che servirebbero circa 60 tazzine di caffè per
raggiungere i follicoli dei capelli!
Recentemente la caffeina ha mostrato di essere uno
stimolatore della crescita dei capelli che aiuta a migliorare la funziona
della pelle ed è facilmente assorbita attraverso la pelle dello scalpo e
potrebbe anche avere degli effetti nello bloccare il testosterone dentro la
pelle stessa.
SETTE BUONE RAGIONI PER BERE IL CAFFE'
Ecco sette ragioni per bere il
caffè espresso. Non bisogna eccedere naturalmente.
1) Riduce la depressione nelle
donne
Uno studio all'Università di Harvard
ha rivelato che le donne che befono regolarmente caffé hanno il 20% di
probabilità in meno di soffrire di depressione. Studi precedenti avevano
mostrato che il consumo di caffè fa abbassare il rischio di suicidi.
2) Difende dal cancro alla
prostata
Da Harvard arrivano buone notizie
anche per gli uomini : secondo uno studio quelli che bevono sei o più
tazzine al giorno (anche di decaffeinato) corrono molti meno rischi (il
60% in meno) di sviluppare un tumore alla prostata.
3) Aiuta a prevenire il diabete
Molti studi hanno rivelato che il
caffè aiuta a prevenire il diabete del tipo 2.
Una revisione di studi pubblicata su
Archives of Internal Medicine spiega per esempio che chi beve 3-4
tazzine al giorno ha il 25% di possibilità in meno di sviluppare
il diabete rispetto a chi beve meno di due caffè al dì.
4) Protegge dalle neoplasie alla
testa e al collo
Una ricerca dell'Università dello
Utah pubblicata su Cancer Epidemiology ipotizza che bere almeno 4
tazzine di caffè al giorno abbassi del 39% il rischio di cancro alla
cavità orale o alla faringe.
Il consumo di caffè è stato
collegato anche a una riduzione del pericolo di tumori al cervello, al
collo dell'utero e al fegato
5) Tiene lontano l'Alzheimer
Studi sui topi compiuti dal Florida
Alzheimer's Disease Reserach Centre hanno dimostrato che la caffeina
abbassa i livelli di una proteina legata all'Alzheimer.
Addirittura sugli animali la
caffeina ha un effetto riparatore sulla memoria intaccata dalla
malattia.
6) E' uno scudo contro il tumore
al seno
Secondo uno studio del Karolinska
Institutet di Stoccolma il caffè ha un effetto protettivo per il cancro
al seno negativo al recettore per gli estrogeni.
Si tratta di un sottotipo di tumore
(25-30% dei casi) che non risponde al trattamento per ridurre la
produzione di estrogeni, denominato anche ER-negativo.
7) Diminuisce il rischio di ictus
nelle donne
Secondo un altro studio del
Karolinska Insitutet fatto su 35mila donne basta bere 1-2 caffè per
abbattere del 22% il rischio di ictus.
INTERAZIONI
FARMACOLOGICHE DELLA CAFFEINA
La caffeina è un alcaloide naturale
presente nelle piante di caffè, cacao, tè, cola, guaranà e maté, e nelle
bevande da esse ottenute.
Gli effetti della caffeina si
manifestano con azione stimolante sul Sistema Nervoso Centrale,
sull’apparato cardiovascolare, sul rilascio delle catecolamine, sulla
sintesi acida a livello gastrico e sul metabolismo in generale.
La caffeina può inibire il
metabolismo della clozapina e ridurre la clearance del farmaco di oltre
il 14% attraverso l’inibizione dell’isoforma CYP1A2 del citocromo P450.
Nei pazienti in trattamento con
clozapina in particolare quelli con psicosi refrattaria al trattamento,
l’uso di prodotti a base di caffeina dovrebbe essere ridotto il più
possibile.
Alcuni chinoloni possono inibire con
un meccanismo dose-dipendente la clearance epatica della caffeina.
Enoxacina ed in minor misura ciprofloxacina, grepafloxacina,
levofloxacina e norfloxacina riducono la clearance della caffeina mentre
ofloxacina e lomefloxacina non sembrano esercitare tale effetto.
L’effetto tossico della caffeina si
può manifestare con nausea, vomito, nervosismo, ansia, tachicardia e
convulsioni.
Gli anziani, gli individui con
ridotta funzionalità epatica e coloro che consumano grosse quantità di
prodotti contenenti caffeina dovrebbero essere particolarmente attenti a
tale interazione durante il trattamento con chinoloni.
La caffeina riduce i livelli
plasmatici di litio.
In uno studio condotto su 11 pazienti stabilizzati
con litio e forti bevitori di caffè, è stato osservato che i livelli
plasmatici di litio aumentavano quando l’assunzione di caffè veniva
ridotta e si abbassavano al momento in cui veniva ripreso l’uso di
caffè.
È stato inoltre osservato un aumento dell’incidenza di ADR
indotte dal farmaco al momento in cui veniva ripreso il consumo di
caffè.
La caffeina interagisce con gli
inibitori delle MAO (inclusi farmaci quali furazolidone, isoniazide,
linezolid, procarbazina che possono inibire l’attività di tali enzimi).
Per effetto di tale interazione
possono verificarsi casi di aritmie cardiache o di grave ipertensione
dovute all’aumento degli effetti simpaticomimetici indotti degli
inibitori delle MAO.
Il succo di pompelmo è in grado di
inibire il metabolismo indotto dagli enzimi del citocromo P450.
L’uso
elevato di tale integratore può aumentare gli effetti clinici e la
durata dell’azione della caffeina.
I pazienti in terapia con
benzodiazepine o zolpidem per il trattamento dell’insonnia non
dovrebbero assumere prodotti caffeinici prima di andare a dormire in
quanto questi potrebbero antagonizzarne gli effetti sedativi.
Un consumo di caffeina superiore ai
400 mg/die è stato associato allo sviluppo di incontinenza urinaria.
Poiché la caffeina può contrastare l’efficacia clinica dei farmaci
utilizzati per il trattamento di tale patologia (per es. darifenacina,
ossibutinina, trospio o tolterodina), i pazienti affetti da incontinenza
urinaria dovrebbero evitare l’ingestione di prodotti contenenti la metilxantina inclusi integratori erboristici (maté, guaranà, ecc.),
bibite (tè, caffè, cola) o cibi (cioccolata).
La contemporanea somministrazione di
caffeina con teofillina, aminofillina o con altre xantine correlate può
causare un’eccessiva stimolazione centrale che si manifesta con
nervosismo, irritabilità, tremori o insonnia cui può associarsi un
aumento degli effetti collaterali indotti dalla caffeina come nausea,
aritmie o convulsioni.
Il metabolismo delle xantine può
essere incrementato dalla contemporanea somministrazione di barbiturici.
Altri farmaci che possono indurre il
metabolismo della caffeina includono carbamazepina, fenitoina e
fosfenitoina (che viene metabolizzata a fenitoina), rifampicina ed erba
di S. Giovanni.
I pazienti in trattamento con tali
farmaci dovrebbero ridurre al minimo l’assunzione di bevande caffeiniche
al fine di evitare la comparsa di eventi avversi quali nausea, vomito,
palpitazioni o tremori.
Le metilxantine bloccano in maniera
competitiva gli effetti dell’adenosina e possono causare falsi positivi
alla scintigrafia con dipiridamolo o tallio 201.
Per tale ragione si raccomanda ai
pazienti che devono effettuare tale indagine di evitare l’assunzione di
prodotti contenenti caffeina, teofillina o teobromina nelle 24 ore
precedenti all’esecuzione del test.
La mexiletina è un inibitore del
CYP1A2 e può ridurre il metabolismo della caffeina aumentandone i
livelli plasmatici di oltre il 23%.
È stato inoltre osservato che il
farmaco può ridurre di circa il 50% l’escrezione della caffeina. I
pazienti affetti da aritmie cardiache ed in trattamento con mexiletina
dovrebbero pertanto diminuire l’assunzione di caffè e di bevande
contenenti caffeina.
Il fumo di sigarette contiene
idrocarburi che inducono gli enzimi microsomiali appartenenti al
citocromo P450 (CYP1A1, CYP1A2 e CYP2E1).
L’incremento della clearance della
caffeina indotto dal fumo può contribuire all’aumento nel consumo di
caffè.
Come conseguenza di tale interazione possono manifestarsi effetti
collaterali associati alla caffeina quali nausea, nervosismo,
irritabilità, tremori o insonnia.
Dati in vivo indicano che l’echinacea
può inibire il metabolismo della caffeina di circa il 27% .
Nei pazienti trattati con echinacea
si raccomanda di ridurre l’assunzione di caffè.
I livelli serici di caffeina possono
essere aumentati dalla contemporanea assunzione di contraccettivi orali
che sono in grado di inibire l’ossidazione enzimatica delle metilxantine
a livello epatico.
Infine, in un recentissimo studio è
stato osservato che in pazienti trattati con alte dosi di paracetamolo,
l’assunzione di elevati quantitativi di caffeina può favorire la
formazione di un metabolita epatotossico.
Sulla base di tali dati, gli autori
dello studio suggeriscono di evitare in tali pazienti un’eccessiva
assunzione di caffeina.
CAFFE' VERDE
Il caffè verde
migliora la lipolisi, facilita la beta-ossidazione e quindi si
comporta come uno sciogli-grassi, facilitando il dimagrimento.
Può inoltre favorire
la diuresi, migliorando l'irrorazione dei reni. Ha un'azione
protettiva a livello del fegato come dimostra uno studio
californiano.
Questi effetti
sarebbero mediati dal caveol e dal cafestol, due
diterpeni presenti nella frazione insaponificabile dei grassi del
caffè.
Attività farmacologica
Come già avvenuto per
altre piante, le ricerche della fitoterapia attuale hanno
condotto all'identificazione del fitocomplesso del caffè e delle
importanti qualità ad esso collegate.
E' assai recente la
messa a punto di estratti di semi di caffè con uno specifico profilo
di standardizzazione che esalta la concentrazione dei polifenoli
ed in particolare dell'acido clorogenico.
L'acido
clorogenico è uno dei composti polifenolici più importanti
contenuti nel caffè verde, che si perde tuttavia durante la
tostatura dei chicchi per l'ottenimento della polvere di caffè da
consumare come bevanda.
L'acido
clorogenico si trova in prevalenza nei semi ma anche nelle foglie e
nei frutti.
Dotato di un
rilevante potere antiossidante, si presta a divenire uno dei più
innovativi phytochemical.
Studi preliminari
sulla sua farmacocinetica nell'organismo umano dimostrano che
l'assorbimento ha luogo a livello intestinale ed in gran parte dopo
idrolisi ad acido caffeico.
Chimicamente l'acido
clorogenico è l'estere dell'acido caffeico.
La scoperta più
importante conseguita è la possibilità che l'acido clorogenico
possiede di agire nella regolazione dei livelli di glucosio nel sangue,
per attività specifica sulle risposte di gluconeogenesi e glicogenolisi
epatica.
Studi farmacologici
hanno documentato che l'acido clorogenico è un inibitore della
glucosio-6-fosfatasi, un enzima che svolge un ruolo fondamentale
nell' omeostasi glicemica del sangue.
Questi risultati sono
stati comprovati da studi in vivo dove si mette in evidenza che, proprio
grazie a siffatto meccanismo d'azione, l'acido clorogenico è in
grado di ridurre la glicogenolisi epatica (la modificazione del
glicogeno a glucosio nel fegato) ed il glucosio circolante.
Per questo motivo si
verifica una diminuzione del tasso ematico di glicemia nel
sangue e un aumento delle concentrazioni epatiche di glucosio-6-
fosfatasi e di glicogeno.
L'esito sul
controllo degli zuccheri nell'organismo è accresciuto da un
secondo meccanismo: l'inibizione del loro assorbimento.
Si suppone che questo
succeda mediante un procedimento di intervento specifico ed indirizzato
verso le cellule della mucosa intestinale, stabilendo una diminuzione
del transito degli zuccheri introdotti con gli alimenti.
L’acido
clorogenico, come quello titolato in Reductup, può accelerare
il metabolismo degli zuccheri, abbassare il picco
glicemico, intervenire sull'assorbimento di glucidi
introdotti con la dieta e controllare la sintesi di lipidi
insulino-dipendente.
Va ricordato che l'acido
clorogenico, utilizzato per via topica, possiede un notevole effetto
drenante, molto utile per impedire il ristagno dei liquidi in eccesso
caratteristico dei tessuti cellulitici.
Gli estratti di
caffè verde sono dei potenti antiossidanti, validi per
ostacolare lo stress ossidativo e l'invecchiamento ed ai
quali si associa la capacità di controllo degli zuccheri,
valida in stati pre-diabetici e nel calo ponderale. Il Caffè verde
è considerata come una pianta sicura.
Gli studi
farmacologici e clinici disponibili non riportano nocività, né effetti
collaterali significativi e non sono note controindicazioni particolari,
eccetto per l'ipersensibilità individuale.
CURIOSITA' SUL CAFFE'
E' più forte la moka o
l'espresso ? Per calcolare la dose di caffeina bisogna tener
presente che un espresso al bar o in cialda ne contiene da 30 a 50 mg,
70-90 mg nella tazzina in filtro e nel caffè della moka, 100-120 mg in
quello americano. Non è vero quindi che il caffè del bar è più carico di
quello fatto con la caffettiera di casa.
E' più forte il caffè
lungo o il ristretto? Più si allunga il processo di estrazione della
bevanda, più aumenta la quantità di caffeina.
Cosa mi perdo se bevo il
caffè decaffeinato? Solo la caffeina, contenuta in natura nel chicco
ed eliminata industrialmente. La caffeina è una sostanza
psicostimolante, diminuisce il senso di fatica, aumenta la vigilanza,
combatte la sonnolenza, favorisce la memoria e sembra avere effetti
positivi anche sull'umore.
Fa bene bere il caffè dopo
il pranzo? Si perché può aiutare la digestione, la secrezione di
saliva, la secrezione gastrica e biliare. Inoltre il caffè (decaffeinato
e normale) rallenta il picco glicemico dopo i pasti e può quindi ridurre
di circa un terzo il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Sarebbe
probabilmente meglio invece non berlo dopo i pasti da chi soffre di
gastrite, ulcera o reflusso gastroesofageo.
Il caffè dopo cena
impedisce di dormire? Dipende dalla suscettibilità individuale alla
caffeina, che ha basi genetiche e biochimiche. Alcune persone hanno
enzimi che metabolizzano lentamente la caffeina, altri invece sono
metabolizzatori veloci. Se si appartiene alla prima categoria, sarebbe
meglio evitare il caffè dal tardo pomeriggio in poi.
Bere il caffè a stomaco
vuoto fa male? Oggi sappiamo che non è l'eccesivo consumo di caffè a
stomaco vuoto a danneggiare le pareti dello stomaco. Il principale
responsabile delle gastriti è un batterio, l'Helicobacter pylori. E'
vero il caffè aumenta un pò l'acidità di stomaco, sia quello normale sia
quello decaffeinato. Si può eliminare il fastidio aggiungendo un pò di
latte, che svolge un'azione opposta, alcalinizzante e protettiva dello
stomaco.
Il caffè aiuta a
dimagrire? Di certo una tazzina senza zucchero non fa ingrassare
perché non apporta quasi nessuna caloria, ma potrebbe anche dare una
mano a chi si mette a dieta. Il caffè infatti sembra avere una certa
capacità di attenuare la sensazione di fame. Inoltre favorisce la
termogenesi, cioè aumenta leggermente il dispendio energetico di circa
100 chilocalorie. Ovvero aiuta a evitare che le calorie si depositino
come grasso, trasformandole in calore. Ma attenzione dieta e attività
fisiche non possono essere sostituite.
Il caffé e il mal di
testa. In caffè può aiutare a far passare il mal di testa ? C'è
qualcosa di vero e ciò si deve al potere vasocostrittore della caffeina.
Un espresso quindi può avere un effetto analgesico sulle cefalee di tipo
tensivo. Allo stesso tempo però, l'abuso di caffè può portare ad una
leggera dipendenza che in caso di astinenza può provocare mal di testa,
anche se l'effetto scompare in breve tempo. In questo caso, la mancanza
di caffeina al sabato, se ci si sveglia più tardi, può essere tra le
cause della cosiddetta cefalea da weekend.
Si può bere il caffè
durante la gravidanza e l'allattamento? La caffeina attraversa la
barriera della placenta ed è metabolizzata 15 volte più lentamente in
gravidanza. I suoi effetti però sembrano ancora controversi.
Alcuni studi hanno riscontrato più aborti e parti pretermine nelle donne
incinte che bevono caffè, tuttavia il dato non è confermato e potrebbe
dipendere da altri fattori, come bassi livelli di ormoni protettivi
della gravidanza. In mancanza di certe prove però probabilmente sarebbe
meglio astenersi. Stesso consiglio durante l'allattamento. La caffeina
passa facilmente nel latte materno e potrebbe rendere il neonato più
irritabile e ridurre fino al 30% l'assorbimento del ferro.
Come si riconosce un buon
espresso al bar? Il primo parametro di qualità e la crema che si
forma nell'estrazione della bevanda, per via della pressione elevata. La
struttura deve essere liscia, brillante, levigata. Quando invece appare
porosa, a buccia d'arancia, non è un buon segno. C'è poi l'aspetto
legato agli aromi ed al gusto. In bocca un espresso doc è caratterizzato
da un ottimo corpo, cioè non è liquido come la moka ma sciropposo, senza
però quella sensazione di ruvido sulla lingua. I veri intenditori lo
bevono addirittura amaro e si riconoscono da un altro gesto : bevono
prima e non dopo, il bicchierino d'acqua offerto al bar insieme al
caffè. Probabilmente per pulirsi la bocca e accogliere meglio la
fragranza del caffè.
IL CAFFE' ABBASSA LA PRESSIONE?
Due studi hanno ribaltato la credenza che
l'espresso sia dannoso per gli
ipertesi e
anzi affermano proprio il contrario : il caffè ne fa diminuire i
livelli.Il primo studio è
italiano, mentre il secondo è stato condotto dalla facoltà di medicina
dell'Università tedesca di Amburgo.
La convinzione che la caffeina non sia un
toccasana per la pressione è piuttosto diffusa.
La raccomandazione di bere il caffè in
ambito cardiovascolare è riportata sulle nuove linee guida della Società
Cardiologica Europea.
I dati parlano di un incremento della
sopravvivenza, per tutti, non solo per gli ipertesi, nei confronti delle
malattie cardiovascolari da zero a cinque caffè, oltre tale soglia i
vantaggi si appiattiscono.
L'aumento della frequenza cardiaca è
transitorio e ciò non ha alcuna ricaduta sulla salute cardiovascolare;
ad esempio anche la corsa provoca un aumento della frequenza cardiaca,
nessuno però si sognerebbe di considerarla un fattore di rischio
cardiovascolare.
Il gruppo di ricercatori del Sant'Orsola
ha preso in considerazione un campione di 720 uomini e 783 donne e ha
messo a confronto i livelli di pressione con le abitudini di consumo
della bevanda.
Secondo gli esperti i risultati sono
molto chiari, in quanto la pressione arteriosa periferica è risultata
significativamente inferiore nelle persone che consumavano da una fino a
tre tazzine al giorno rispetto a chi non ne beveva.
I dati dimostrano che i valori sono più
bassi sia nella pressione sistolica (massima) e sia nella diastolica
(minima).
Per la prima volta inoltre si sono potuti
confermare questi effetti anche rispetto alla pressione aortica
centrale, quella vicina al cuore, dove si osserva un fenomeno quasi
identico, con valori del tutto simili per chi beveva abitualmente caffè
rispetto ai non consumatori.
Una buona notizia dal momento che la
pressione aortica può variare moltissimo rispetto a quella periferica,
ma proprio per questo viene considerata la misura più esatta dello
stress effettivo dell'apparato cardiocircolatorio.
Non bisogna dimenticare che racchiuse nel
chicco di caffè ci sono centinaia di componenti bioattive, soprattutto
antiossidanti.
La caffeina invece può avere un effetto
sull'aumento del battito cardiaco ma non è nocivo, bensì minimale e
molto più evidente nei bevitori occasionali.
A confermare questa ipotesi è uno studio
tedesco pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, che ha preso in
esame anche il caffè decaffeinato e lo studi non ha mostrato differenze
sostanziali rispetto allo studio italiano, ciò a confermare che ad
avere un ruolo chiave sui valori pressori sono anche il magnesio, il
potassio e gli antiossidanti, che nel caffè sono presenti sotto forma di
lignani e acido clorogenico.
La combinazione di questi elementi, già
di per sé ricchi di proprietà benefiche, associata a un'assunzione
costante e regolare nel tempo, determina le virtù di questa bevanda.
Gli amanti della bevanda scura
beneficiano anche di una riduzione del rischio di malattie
cardiovascolari, come infarto e fibrillazione atriale.
Vi sono anche vantaggi nei confronti di
fegato grasso
e diabete.
Gli effetti benefici sul fegato sono
visibili anche nelle persone obese.
Inoltre è arrivata la conferma definitiva
che bere 3-4 tazzine al giorno riduce il rischio di diabete di tipo 2
(revisione pubblicata su Nutrition Reviews) : il rischio di sviluppare
diabete di tipo 2 cala rispettivamente del 7% in caso di caffè con
caffeina per ogni tazza di caffè e del 6% in caso di caffè decaffeinato.
ALCUNI PRODOTTI
CONTENENTI CAFFEINA
Uno degli shampoo che contengono
caffeina è il Regenepure.
Un prodotto che la contiene ad uso topico
è per esempio Mycream di Naturdieta.
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